I retroscena delle presidenziali del 2009
Esercizio perfettamente democratico, ma anche perfettamente platonico, l’indagine sulle circostanze torbide in cui, nel 2009, il senatore popolare di oggi Traian Băsescu si è aggiudicato il secondo mandato di presidente della Romania, dopo aver sconfitto nel turno decisivo l’allora leader del PSD, Mircea Geoană, è oggetto di una commissione parlamentare speciale.
Bogdan Matei, 24.05.2017, 13:49
Esercizio perfettamente democratico, ma anche perfettamente platonico, l’indagine sulle circostanze torbide in cui, nel 2009, il senatore popolare di oggi Traian Băsescu si è aggiudicato il secondo mandato di presidente della Romania, dopo aver sconfitto nel turno decisivo l’allora leader del PSD, Mircea Geoană, è oggetto di una commissione parlamentare speciale.
A diffondere l’informazione-bomba è stato il controverso giornalista Dan Andronic, le cui divulgazioni hanno determinato la creazione della commissione. Interrogato lunedì, egli ha testimoniato di non essere in possesso di informazioni nuove, oltre a quelle già presentate nei mass-media, né indizi che ci sia stato un broglio elettorale.
Personaggio controverso, passato l’anno scorso per il carcere in un dossier di corruzione, autore di un libricino il cui titolo – 100% anti-Băsescu – parla da sé delle sue idee nei primi anni 2000, Andronic si è poi convertito ed ha assunto l’incarico, molto lucrativo, di consulente politico dell’allora presidente. Di recente, egli ha affermato che la sera del secondo turno delle presidenziali di 8 anni fa, ha incontrato, in un ambiente informale, il procuratore generale Laura Codruţa Kövesi, attualmente capo della DNA, l’ex direttore del SRI, George Maior, adesso ambasciatore a Washington, e il primo vicedirettore dell’intelligence, Florian Coldea, e di aver avuto l’impressione di assistere alla seduta di un’unità di crisi. Tutte le persone menzionate, ha aggiunto Andronic, rischiavano di essere destituite in seguito ad una vittoria di Geoană. Era questo anche il motivo della tensione con la quale avrebbero aspettato gli exit-poll che davano come vincitore il leader socialdemocratico, e poi del sollievo provocato dall’annuncio pubblicato all’alba secondo cui, dopo il conteggio dei voti, Băsescu aveva vinto tuttavia, con una differenza di solo qualche decina di migliaia di voti.
Martedì, sia Geoană, che il capo della sua campagna, l’ex parlamentare socialdemocratico Viorel Hrebenciuc, si sono presentati alla commissione. Ancora sconsolato per la sconfitta subita, diventato allora persino personaggio da barzelletta, Geoană ha affermato che c’è stato uno sforzo deliberato, coordinato ai vertici dello stato romeno, per influenzare le elezioni. Anche Hrebenciuc ha dichiarato di sospettare un broglio, soprattutto all’estero, dove in alcuni seggi, in sole 14 ore hanno votato più di mille persone.
L’ex presidente dell’Autorità Elettorale Permanente, Octavian Opriş, ha precisato che, come risulta dai documenti assunti e firmati da persone con attributi nel settore, le elezioni del 2009 si sono svolte normalmente, tutti i documenti essendo legali. Opriş ha ammesso tuttavia che non gli è sembrato corretto, ad esempio, il modo in cui si è svolto lo scrutinio presso l’Ambasciata di Romania a Parigi, allora presieduta dall’intellettuale Teodor Baconschi, un forte sostenitore di Băsescu.
La Commissione parlamentare continuerà le udizioni di alcuni politici e diplomatici noti, coinvolti nel processo di voto del 2009. I commentatori aggiungono che, anche nell’eventualità di rivelazioni clamorose, niente può togliere il mandato presidenziale a Băsescu e nessuno può far diventare Geoană capo dello stato. L’unico risultato prevedibile è che aumenterà di molto la sfiducia dei romeni in una classe politica già gravemente screditata. (tr. G.P.)