I militari americani e il rafforzamento del fianco est della NATO
Bogdan Matei, 15.02.2017, 15:52
La mossa strategica dell’ex amministrazione Barack
Obama di inviare truppe nella regione è stata volta a ribadire l’impegno della
Casa Bianca nella sicurezza di un’Europa sempre più irrequieta a causa
dell’aggressività in aumento di Mosca e del suo risvegliato appetito territoriale.
L’insediamento della nuova amministrazione Donald
Trump e il suo atteggiamento, considerato da molte persone concessivo nei
confronti della Russia, ha destato preoccupazione tra gli europei. Durante la
campagna elettorale, il presidente Trump ha dichiarato che l’Europa ha
approfittato degli Stati Uniti ed ha suggerito che Washington potrebbe
rinunciare a difendere i suoi alleati se questi si rifiutano di pagare il conto.
Il nuovo segretario della Difesa americano, James
Mattis, si trova, per la prima volta, in questo ruolo, a Bruxelles, e, come
sottolineava il segretario generale dell’Alleanza Nord-Atlantica, Jens
Stoltenberg, l’Europa può sentire adesso che cosa vogliono, infatti, gli Stati
Uniti. Stoltenberg dà ragione agli americani quando loro lamentano la parsimonia
con la quale gli europei investono nella propria difesa, alla quale, secondo le
intese tra gli alleati, dovrebbero stanziare il 2% del PIL. Solo cinque stati,
afferma lui, hanno raggiunto questa percentuale, mentre altri tre, tra cui
anche la Romania, si avvicinano rapidamente al target. I calcoli sono tuttavia
incoraggianti. L’anno scorso, i membri europei della NATO hanno aumentato le
spese militari di circa il 4%, ponendo fine, in questo modo, al trend
discendente degli investimenti militari.
Avamposto orientale dell’Alleanza, la Romania è, in
virtù della comunione di lingua, cultura e storia, direttamente preoccupata
anche della sicurezza della Moldova confinante. Gli esperti di Chişinău, citati
dai corrispondenti di Radio Romania, avvertono che l’attuale contesto,
internazionale e regionale, è sfavorevole. Loro dicono che l’UE e la NATO hanno
già esaurito la capacità di allargamento, gli Stati Uniti riducono la politica intervenzionista,
la Federazione Russa è in piena espansione, mentre la Moldova non ha una
politica estera che possa far fronte a queste sfide. L’ultimo decennio, a
cominciare dall’intervento della Russia in Georgia, nel 2008, per concludere
con l’annessione della Crimea e con la guerra nell’est dell’Ucraina, ha
dimostrato che le frontiere non sono più inviolabili – concludono gli analisti
di politica estera. (traduzione di Gabriela Petre)