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Giustizia: verso riapertura fascicolo marcia minatori

Il procuratore generale della Romania ha disposto la revoca di alcune soluzioni nel fascicolo delle vicende avvenute tra il 13 e il 15 giugno 1990, note come “la marcia dei minatori” e la riapertura dell’inchiesta penale in questo caso. Durante le vicende avvenute in quei giorni a Bucarest, più persone sono morte o ferite con fucilate. Ai sensi della legge, la riapertura dell’inchiesta penale dovrà essere confermata da un giudice della Corte suprema. La decisione è stata presa dopo che la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo ha obbligato la Romania, lo scorso settembre, a riaprire le indagini.

Giustizia: verso riapertura fascicolo marcia minatori
Giustizia: verso riapertura fascicolo marcia minatori

, 06.02.2015, 12:40

Il procuratore generale della Romania ha disposto la revoca di alcune soluzioni nel fascicolo delle vicende avvenute tra il 13 e il 15 giugno 1990, note come “la marcia dei minatori” e la riapertura dell’inchiesta penale in questo caso. Durante le vicende avvenute in quei giorni a Bucarest, più persone sono morte o ferite con fucilate. Ai sensi della legge, la riapertura dell’inchiesta penale dovrà essere confermata da un giudice della Corte suprema. La decisione è stata presa dopo che la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo ha obbligato la Romania, lo scorso settembre, a riaprire le indagini.



Il procuratore militare Dan Voinea, il quale ha accusato l’ex presidente di sinistra Ion Iliescu di istigazione alla violenza durante le vicende del giugno 1990, ammette che la riapertura del fascicolo è opportuna. “Questa riapertura del fascicolo era necessaria, poichè dopo 25 anni non è stata fatta giustizia alle vittime, da una parte. Dall’altra, questa riapertura arriva abbastanza tardi, nelle condizioni in cui si verificano centinaia di querele in questi dossier. Aspettiamo di vedere cosa succederà d’ora in poi. Per 7 anni, non si è più lavorato a questo dossier”, ha detto Dan Voinea.



Il 13 giugno del 1990, centinaia di minatori sono venuti a Bucarest per ripristinare l’ordine pubblico e la democrazia che si trovavano in pericolo, a loro avviso, dopo parecchie settimane di manifestazioni contro il potere di allora, detenuto dal Fronte della Salvezza Nazionale, costituito subito dopo la Rivoluzione romena del dicembre 1989. Stando a una parte degli osservatori, responsabile dell’intervento brutale dei minatori è l’allora presidente, l’ex attivista comunista di alto livello Ion Iliescu.



Avviate sullo sfondo della scontentezza generale nei confronti dell’evoluzione della vita politica in Romania dopo la Rivoluzione del dicembre 1989, le proteste antigovernative sono state fermate con l’arrivo dei minatori nella capitale. Insieme alle forze dell’ordine, i minatori hanno costretto i partecipanti a rinunciarvi, scatenando allo stesso tempo una vera guerra urbana che ha provocato morti e centinaia di feriti. I minatori hanno occupato e devastato l’Università di Bucarest, le sedi del Partito Nazionale Liberale e di quello Nazionale Contadino — Democristiano, che erano all’opposizione di destra, e hanno aggredito numerosi intellettuali od oppositori del potere.



Al termine dell’azione, Ion Iliescu ha ringraziato i minatori, chiamandoli salvatori della democrazia. Su piano interno, la marcia dei minatori del giugno 1990 ha rappresentato un periodo di ostacoli alla libertà di stampa e di oppressioni nei confronti dei leader politici di destra. Inoltre, gli effetti su piano esterno sono stati catastrofici. La Romania è stata temporaneamente esclusa da qualsiasi finanziamento da parte degli organismi internazionali.

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