Giustizia: sentenza CEDU nel caso Kövesi
La romena Laura Codruţa Kövesi ha vinto, alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, il processo contro lo stato romeno, intentato dopo che era stata rimossa dalla carica di procuratore capo della Direzione Nazionale Anticorruzione. Secondo la CEDU, la Romania ha trasgredito i diritti del procuratore capo della DNA con la revoca del suo incarico prima della scadenza del secondo mandato. I giudici della Corte Europea hanno inoltre concluso che la sua destituzione è stata abusiva e che non ha avuto modo di contestare la decisione. La Kövesi ha reclamato al tribunale di Strasburgo che, quando è stata rimossa dalla carica di procuratore capo, a luglio 2018, tramite il decreto del presidente Klaus Iohannis, in seguito a una decisione della Corte Costituzionale, le sono stati trasgrediti due diritti fondamentali. Si tratta del diritto a un processo equo, perché non ha avuto accesso ad una corte per difendere i propri diritti, e quello della libertà d’espressione, nel contesto in cui la sua rimozione in base ad una valutazione dell’ex ministro della giustizia, Tudorel Toader, è stata fatta dopo che ha espresso più volte pubblicamente il suo parere, in veste di capo della DNA, in merito ad alcune riforme legislative che intaccavano il sistema giudiziario.
Daniela Budu, 06.05.2020, 11:33
Laura Codruța Kövesi ha dichiarato che la decisione della Corte Europea non dovrebbe restare priva di effetto ed ha aggiunto che la CCR dovrebbe pronunciarsi basandosi su principi, non in merito ad una determinata persona. La Kövesi considera inoltre che la decisione della CEDU “è una vittoria di tutti coloro che hanno sostenuto la giustizia negli ultimi anni”. Il presidente Klaus Iohannis è del parere che la decisione della Corte Europea nel caso Kövesi sia “senza precedenti” e che la CCR ha l’obbligo di rivedere subito non solo la decisione relativa alla revoca dell’incarico dell’ex procuratore capo della DNA, ma ogni altra decisione presa “in considerazione di semplici dichiarazioni, anche politiche”. Nella sua opinione, la credibilità della CCR è “fortemente scossa”. Invece, il presidente della CCR, Valer Dorneanu, ha affermato che chiunque voglia analizzare “con oggettività e imparzialità” la decisione della CEDU sulla rimozione di Laura Codruţa Kövesi dalla carica di procuratore-capo della DNA noterà che “non esiste alcuna critica rivolta alla Corte Costituzionale”. D’altra parte, il presidente del PNL, il premier Ludovic Orban, sostiene che tramite la sentenza della CEDU, la CCR è compromessa, ed ha sottolineato la necessità di rivedere il modo in cui è strutturata e funziona la Corte Costituzionale della Romania. Il portavoce del PSD (il principale partito all’opposizione), Lucian Romaşcanu, ha dichiarato che la sentenza della CEDU sanziona una procedura che riguarda diritti e libertà e che il PSD “non ha alcuna colpa” in questo caso.
All’estero, New York Times scrive che l’attuale procuratore capo antifrode dell’UE “è stato rimosso ingiustamente” dalla carica di capo della DNA. “La revoca del suo incarico ha rappresentato l’apice delle azioni del governo socialdemocratico dell’epoca che intendeva cambiare la legislazione giudiziaria e sostituire i procuratori capi, fatto che ha determinato ampie proteste di piazza, allarmando anche la Commissione Europea”, ricorda il quotidiano new-yorkese. Allo stesso tempo, come sottolinea la pubblicazione londinese Emerging Europe, che solo qualche giorno prima aveva designato Laura Codruţa Kövesi la personalità del 2020, “la vittoria alla CEDU dell’eroina anticorruzione colloca la Corte Costituzionale della Romania in una luce non desiderata”. Notando che l’ex capo della DNA non ha chiesto risarcimenti, Emerging Europe aggiunge che “la sentenza della CEDU avrà probabilmente un prezzo salato per la Corte Costituzionale della Romania, essendo ora messe in dubbio la sua indipendenza e credibilità”.