Giustizia: marcia minatori, Romania condannata a Strasburgo
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato la Romania per il modo in cui le autorità hanno indagato la marcia dei minatori su Bucarest, avvenuta tra il 13 e il 15 giugno del 1990.
Radio România, 18.09.2014, 11:49
La decisione adottata dalla CEDU vincola le autorità romene a riaprire le indagini e a pagare danni ai tre querelanti, vittime delle violenze: Anca Mocanu, Marin Stoica e l’Associazione 21 Dicembre 1989.
Un comunicato precisa che i giudici hanno constatato la violazione di alcuni articoli della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo relativi alla tortura o al diritto alla vita. In Romania, l’Associazione per la Difesa dei Diritti dell’Uomo APADOR-CH e l’Associazione 21 Dicembre 1989 hanno sollecitato la riapertura urgente del fascicolo e il rinvio dei colpevoli davanti alla giustizia.
Dopo 25 anni e un’attesa di sette anni, dopo la lotta degli avvocati dell’Associazione 21 Dicembre in questo fascicolo, la Corte Europea riconosce il crimine del 1990 e punta il dito contro i colpevoli — faccio riferimento a Ion Iliescu (l’allora capo dello stato), Virgil Magureanu (in quel momento capo del Servizio Romeno di Informazioni) e Petre Roman (l’allora primo ministro). Si tratta di persone, che secondo quanto risulta dai documenti inoltrati alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, vi sono stati coinvolti. Va riaperto e indagato il dossier e fatta giustizia”, ha dichiarato a Radio Romania Il presidente dell’Associazione 21 Dicembre, Teodor Maries.
Benvenga il proseguimento dell’inchiesta, dichiara, da parte sua, a Radio Romania, l’ex premier Petre Roman.
Credo sia benvenuta affinchè, soprattutto dal punto di vista delle persone che hanno avuto da soffrire in maniera diretta durante quei tre giorni, si faccia luce e la gente sappia chi ha provocato le sofferenze e, ovviamente, che si faccia giustizia. Avrei voluto che le cose fossero state risolte correttamente da noi”, ha dichiarato Petre Roman.