Giustizia: la Romania e la giurisdizione internazionale
Voto finale nel Senato di Bucarest sul disegno di legge tramite cui la Romania accetta la giurisdizione obbligatoria della Corte Internazionale di Giustizia — principale organo giudiziario dell’ONU e una delle più prestigiose, importanti e rispettate corti internazionali, fondata 70 anni fa.
Corina Cristea, 05.02.2015, 12:46
Fino allo scorso anno, 70 stati hanno riconosciuto la giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia, tra cui 21 stati membri dell’Unione Europea, cui si aggiunge ora la Romania.
Il ddl dimostra che la Romania fonda la sua condotta nelle relazioni internazionali sul rispetto stretto del diritto, ha dichiarato nella plenaria del Senato il capo della diplomazia di Bucarest, Bogdan Aurescu, il quale, sei anni fa, vinceva all’Aja la causa tra la Romania e l’Ucraina sulla delimitazione della piattaforma continentale del Mar Nero.
“In un ambiente internazionale talmente difficile come quello di oggi, la soluzione pacifica delle vertenze tramite mezzi giurisdizionali è una meta che la Romania deve seguire costantemente”, ha detto il capo della diplomazia.
Anche l’ex ministro degli Esteri, il senatore socialdemocratico Titus Corlatean ha ricordato che il ddl rientra in una condotta costante della Romania di promuovere delle modalità volte a risolvere pacificamente le vertenze internazionali.
“Ai sensi della prassi internazionale e degli interessi specifici della Romania, dopo il voto dovremo incoraggiare gli stati della regione, che non hanno ancora riconosciuto la giurisdizione obbligatoria, a farlo”, ha detto Titus Corlatean.
Plauso per l’iter del Ministero degli Esteri, iniziatore del ddl, è arrivato anche dall’opposizione. “Saluto il ritorno storico della tradizione politica estera romena a una filiera fondamentale, saluto l’iter del Ministero degli Esteri, onorante, nobile, trasparente, così come si deve fare”, ha dichiarato il liberale Dorin Dobra.
La decisione presa a Bucarest conferma una volta in più la fiducia della parte romena nella capacità di una delle più importanti corti internazionali di pronunciare soluzioni eque, basate sulle norme e sui principi di diritto internazionale.
Allo stesso tempo, agevola l’accesso alla giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia, soprattutto rispetto a stati che hanno inoltrato, a loro volta, una simile dichiarazione, permettendo la soluzione pacifica ed equa di eventuali vertenze, in un lasso di tempo ragionevole e in piena sintonia con il diritto internazionale.