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Giustizia: due anni dalla protesta del 10 agosto

In Romania continua l’odissea giuridica del controverso fascicolo “10 agosto”, legato al modo in cui ha agito la Gendarmeria durante un’ampia protesta nell’estate del 2018, quando circa 100.000 romeni, molti rientrati dall’estero, si sono riuniti nella Piazza della Vittoria di Bucarest ed hanno chiesto le dimissioni dell’esecutivo presieduto allora dalla premier Viorica Dăncilă. I protestatari erano scontenti del governo socialdemocratico e delle decisioni che aveva preso in merito alle leggi sulla Giustizia e ai Codici penali, ma anche della rimozione di Laura Coduța Kovesi dalla carica di capo della DNA. I manifestanti hanno sporto centinaia di querele lamentando le violenze eccessive dei gendarmi e l’uso del gas contro di loro. I partecipanti affermano che la manifestazione è stata pacifica nella maggior parte e che gli attacchi contro i gendarmi sono stati condotti da una minoranza che avrebbe potuto essere isolata e neutralizzata dalle forze dell’ordine.

Giustizia: due anni dalla protesta del 10 agosto
Giustizia: due anni dalla protesta del 10 agosto

, 11.08.2020, 13:11



Il fascicolo “10 agosto”, in cui si indaga sull’intervento dei gendarmi e che è gestito dalla Direzione Investigativa sui Reati di Criminalità Organizzata e Terrorismo (DIICOT), è stato archiviato lo scorso mese. Nell’ordinanza di archiviazione, i procuratori hanno sostenuto che c’è stata una complicità morale” da parte dei protestatari pacifici, che non hanno preso le distanze da quelli violenti e, tramite il loro atteggiamento, hanno persino incoraggiato il comportamento aggressivo degli ultimi. Stando ai procuratori non si sostiene l’accusa formulata nel fascicolo dai gendarmi e da alcuni leader del PSD, secondo i quali la protesta sarebbe stato un tentativo di colpo di stato. La settimana scorsa, però, il procuratore-capo della DIICOT, Giorgiana Hosu, ha smentito parzialmente l’archiviazione e ha disposto la riapertura del perseguimento penale nel caso degli ex capi della Gendarmeria. Lei spiega che il procuratore che ha archiviato le accuse non ha rivalutato le prove raccolte dalla Procura Militare e non ha riascoltato i sospetti, le vittime e i testimoni.



Se la decisione della DIICOT (la Procura Antimafia) sarà confermata da un giudice, scrive l’agenzia stampa Agerpres, sarà ripreso il perseguimento penale per i reati di abuso dufficio, partecipazione inadeguata a condotta abusiva, partecipazione inadeguata a falso ideologico e partecipazione inadeguata alluso di atto falso, concorso in abuso d’ufficio e concorso in partecipazione inadeguata a condotta abusiva. Il fascicolo sarà riaperto con le accuse di favoreggiamento dell’autore del reato, falso ideologico e uso di atto falso. Lunedì, la Corte d’Appello di Bucarest ha declinato la sua competenza a giudicare la richiesta della DIICOT di riapertura dell’indagine nei confronti degli ex capi della Gendarmeria e il processo è stato trasferito al Tribunale di Bucarest, come sollecitato da loro.



La vicepremier liberale Raluca Turcan ha affermato che il 10 agosto 2018 rappresenta una “ferita ancora aperta della democrazia romena recente” e che si aspetta che la Giustizia faccia luce in questo fascicolo. Lei sottolinea che la repressione violenta dei diritti dei cittadini deve essere punita. Il presidente Klaus Iohannis ha precisato, la settimana scorsa, che è importante che siano puniti i “veri colpevoli” e che è “abbastanza male che duri così tanto”. L’anno scorso, il presidente ad interim del PSD, Marcel Ciolacu, aveva dichiarato che gli avvenimenti del 10 agosto sono stati gestiti in modo “sbagliato e un po’ azzardato”, ma che il PSD ne ha pagato le conseguenze, questa essendo una delle cause per cui ha perso le elezioni presidenziali.

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