Giacimenti: ancora controversie su Rosia Montana
Per il movimento ambientalista in Romania, appena agli inizi, il progetto di sfruttamento del giacimento aurifero di Rosia Montana (nel centro della Romania), promosso dal Governo, è una buona occasione per farsi avanti. Anche se non di ampia portata, le proteste organizzate, questa settimana, dai militanti ecologisti, nella capitale Bucarest e altre città romene, hanno richiamato, tuttavia, l’attenzione sul progetto di riapertura della miniera, la cui storia è iniziata alla fine degli anni ’90. La controversia intorno al progetto riguarda, principalmente, l’uso di cianuri nelle procedure tecniche di sfruttamento, che, stando agli ecologisti, potrebbero recare danni ambientali irreversibili. D’altra parte, gli ambientalisti ammoniscono sul pericolo di distruzione delle gallerie romane della zona, considerate vestigia uniche al mondo.
România Internațional, 06.09.2013, 12:19
Per il movimento ambientalista in Romania, appena agli inizi, il progetto di sfruttamento del giacimento aurifero di Rosia Montana (nel centro della Romania), promosso dal Governo, è una buona occasione per farsi avanti. Anche se non di ampia portata, le proteste organizzate, questa settimana, dai militanti ecologisti, nella capitale Bucarest e altre città romene, hanno richiamato, tuttavia, l’attenzione sul progetto di riapertura della miniera, la cui storia è iniziata alla fine degli anni ’90. La controversia intorno al progetto riguarda, principalmente, l’uso di cianuri nelle procedure tecniche di sfruttamento, che, stando agli ecologisti, potrebbero recare danni ambientali irreversibili. D’altra parte, gli ambientalisti ammoniscono sul pericolo di distruzione delle gallerie romane della zona, considerate vestigia uniche al mondo.
Dal canto suo, il Governo di Bucarest risponde ai verdi affermando che il progetto Rosia Montana porterebbe notevoli benefici economici. Alcuni che, nel contesto difficile degli ultimi anni, non sono affatto trascurabili — si tratterebbe di 5 miliardi di euro che entrerebbero nelle casse dello stato, cui si aggiungono le alcune centinaia di posti di lavoro che la compagnia canadese che gestirà la miniera s’impegna a creare per gli abitanti. Lo stato romeno, che, di recente, ha rinegoziato le clausole del contratto con la compagnia, ha aumentato gli oneri che dovrebbe riscuotere dal 4 al 6% e la sua partecipazione al progetto dal 20 al 25%. Ciononostante, le cose non vanno lisce per il Governo di Bucarest, il quale ha inviato il ddl al Parlamento senza ottenere, in precedenza, l’autorizzazione d’obbligo dal Ministero della Giustizia, il quale non ha nascosto il fatto che il progetto violi alcuni articoli della Costituzione e contravvenga alla legislazione sugli espropri.
D’altra parte, nella questione del progetto Rosia Montana è intervenuto, assumendosi il ruolo di arbitro, il capo dello stato Traian Basescu. A seconda della decisione del Legislativo, Basescu ha menzionato l’eventuale organizzazione, l’anno prossimo, di un referendum nazionale che risolva per sempre la controversia, idea condivisa anche dal premier Victor Ponta. Qualora il progetto riceva il via libera del Parlamento, lo sfruttamento sarrebbe avviato alla fine del 2016 e si concluderebbe dopo il 2030.