Gaza: altri 19 romeni rimpatriati nel fine settimana
Come sempre, la diplomazia di Bucarest sta seguendo con massima attenzione gli sviluppi nel Medio Oriente, dal momento che la Romania si sente direttamente responsabile per il destino di alcuni degli abitanti della regione.
Bogdan Matei, 21.07.2014, 13:28
Da una parte, si tratta delle centinaia di migliaia di cittadini israeliani provenienti dal nostro Paese, ma anche dei romeni, e soprattutto delle romene che, sposando cittadini palestinesi, sono arrivate in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.
Una settimana fa, quando le operazioni dell’esercito israeliano contro i terroristi di Gaza erano appena all’inizio, le autorità di Bucarest hanno coordinato il rimpatrio su richiesta di 84 connazionali dalla Striscia.
Il ministro degli Esteri romeno, Titus Corlatean, ha ringraziato al telefono i colleghi israeliano Avigdor Lieberman, palestinese Riad al-Malki, e giordano Nasser Judeh, per l’appoggio concesso alle azioni di rimpatrio.
Senza il sostegno di questi stati, nelle condizioni di sicurezza estremamente difficili nella regione, l’operazione non sarebbe stata possibile, ha detto Titus Corlatean.
In seguito al peggioramento della situazione, nel fine settimana sono stati rimpatriati altri 19 cittadini romeni e familiari, cosicchè il numero dei recenti rimpatri sale a 103. I preparativi sono stati laboriosi anche dal punto di vista burocratico, ha spiegato il ministro Titus Corlatean.
“La parte israeliana deve approvare ogni nome e cognome, ogni persona inserita sulla lista. Ci sono state delle situazioni in cui, per diverse ragioni attinenti alla competenza e ai controlli delle autorità israeliane, nella prima tappa non abbiamo ricevuto approvazioni — si trattava di famiglie miste. E’ molto difficile evacuare la moglie e i figli, e lasciare sul campo il marito, a prescindere dalla cittadinanza. Abbiamo ancora delle situazioni in cui dobbiamo lavorare per ottenere tutte le approvazioni rispettive”, ha detto il ministro.
L’impegno della Romania nella regione non è solo logistico, finanziario o umanitario, ma anche politico e diplomatico. Bucarest si è costantemente pronunciata per una soluzione pacifica al conflitto nel Medio Oriente.
Alla fine degli anni ’60, in piena Guerra Fredda, la Romania è stata l’unico Paese che si trovavano dietro la Cortina di ferro a non aver interrotto le relazioni diplomatiche con Israele, anche se manteneva rapporti cordiali anche con l’ex leader palestinese Yasser Arafat.
Successivamente, tutti e tre i presidenti romeni postcomunisti hanno visitato sia Israele che i territori palestinesi, pronunciandosi per la soluzione di due stati — ebreo e arabo, in coesistenza pacifica e rispetto mutuo della sicurezza.