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Collocato tra lo scrutinio presidenziale dello scorso autunno e le elezioni amministrative e politiche del 2016, quest’anno non è uno elettorale in Romania. Perciò, i sondaggi sulla fiducia nei vertici politici o sui consensi per i partiti non sono necessariamente rilevanti per quello che finalmente sarà il verdetto delle urne. Però le cifre possono indicare tendenze rilevanti per lo stato d’anima degli elettori. Così, dopo circa otto mesi di mandato, il presidente Klaus Iohannis continua ad essere la personalità politica di cui i romeni si fidano di più – il 59%.

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, 24.08.2015, 16:07

Collocato tra lo scrutinio presidenziale dello scorso autunno e le elezioni amministrative e politiche del 2016, quest’anno non è uno elettorale in Romania. Perciò, i sondaggi sulla fiducia nei vertici politici o sui consensi per i partiti non sono necessariamente rilevanti per quello che finalmente sarà il verdetto delle urne. Però le cifre possono indicare tendenze rilevanti per lo stato d’anima degli elettori. Così, dopo circa otto mesi di mandato, il presidente Klaus Iohannis continua ad essere la personalità politica di cui i romeni si fidano di più – il 59%.

Per lui, questa è la buona notizia. La cattiva notizia è che, rispetto a dicembre 2014 quando ha inaugurato il mandato e beneficiava di una fiducia del 78%, il capo dello stato ha perso 19 punti percentuali, di cui oltre la metà solo d’estate. Per i sociologi, l’erosione della sua popolarità è una galoppante, mentre per i commentatori politici riflette la delusione degli elettori. Dopo i dieci anni in cui lo spirito iperattivo e conflittuale dell’ex presidente Traian Basescu ha stancato e annoiato molti, i romeni hanno voluto un presidente equilibrato, notano i giornali, ma non uno che non scende alle cose terreni. Iohannis non ha dimostrato il desiderio di guidare il paese affidato alla sua signoria e, apparentemente, si accontenta con le interviste comode organizzate previamente dalla sua gente e delle visite mensili nelle capitali europee – scrive ancora la stampa di Bucarest.

Nella classifica della fiducia, il presidente è seguito, con il 40%, dal sindaco della capitale, Sorin Oprescu. Ex socialdemocratico, eletto, però, come indipendente e già verso la scadenza del secondo mandato alla guida di Bucarest, questi raccoglie i dividendi di un’amministrazione grazie alla quale la città ha un look sempre migliore. Però, i commentatori rifiutano di scommettere sulla sua longevità politica, a causa del mucchio di fascicoli di corruzione stilati dai procuratori al Comune generale. Da capi di enti pubblici a consiglieri personali del sindaco, sono sempre più numerosi i collaboratori di Oprescu arrivati dietro le sbarre. Un entourage con problemi penali – colleghi di governo e di partito, ma anche il proprio cognato – ha anche il premier socialdemocratico Victor Ponta. Anzi, lui stesso accusato dalla DNA di reati di corruzione, il capo dell’esecutivo incute fiducia a solo il 35% dei romeni.

D’altra parte, il 47% degli intervistati ritiene che con il governo Ponta la situazione economica è migliorata, il 31% che l’economia è rimasta allo stesso livello, mentre il 20% dice che la situazione è peggiorata sotto l’attuale governo. Se la prossima domenica fossero chiamati alle urne, il 41% dei romeni voterebbe la principale formazione all’opposizione, il PNL, mentre il 37% opterebbe per il PSD. L’UDMR (all’opposizione) e il Partito M10, extraparlamentare, dell’eurodeputata Monica Macovei, sarebbero votati dal 5% dei romeni. Partner-junior dei socialdemocratici nel governo di coalizione, l’ALDE, con il 3%, e l’UNPR, con soli due, sono indicate sotto la soglia elettorale del 5%.

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