Fascicoli famosi nella giustizia romena
Davanti ai televisori oppure addirittura presso la sede dell’Alta Corte di Cassazione e Giustizia, critici e sostenitori del principale esponente politico della coalizione al potere in Romania, il leader PSD Liviu Dragnea, hanno aspettato con ansia la sentenza definitiva nel fascicolo sulle assunzioni fittizie alla Direzione di Assistenza Sociale e Tutela dell’Infanzia (sud). La sentenza sarà pronunciata, però, il 27 maggio. Lunedì si è svolta l’ultima tappa del processo, in cui la DNA ha chiesto che Dragnea sia condannato per istigazione a falso ideologico e che le pene a lui inflitte siano aumentate. A giugno 2018, l’Alta Corte di Cassazione e Giustizia, come tribunale di primo grado, ha condannato Liviu Dragnea a 3 anni e 6 mesi di carcere con esecuzione per istigazione all’abuso d’ufficio. I procuratori hanno presentato prove a sostegno dell’accusa che il leader del PSD ha influenzato, nel periodo in cui ricopriva l’incarico di presidente del Consiglio Provinciale Teleorman, il mantenimento illegale in servizio di due dipendenti della Direzione di Assistenza Sociale, nel contesto in cui non si sono presentate al lavoro e nessuna di loro ha mai prestato servizio e svolto le attività menzionate nel contratto di lavoro, perché lavoravano, infatti, per la filiale locale del PSD. La DNA sostiene che, in veste di presidente del Consiglio Provinciale, Liviu Dragnea coordinava e controllava l’attività della Direzione.
Liviu Dragnea non si è presentato, lunedì, al processo, mentre gli avvocati hanno cercato, senza successo, di ottenere il rinvio dopo il 5 giugno, quando la Corte Costituzionale dovrebbe prendere una decisione per quanto riguarda la struttura dei collegi giudicanti a 3 giudici presso l’Alta Corte. La CCR esamina, su richiesta del vicepresidente della Camera dei Deputati, Florin Iordache, un possibile conflitto giuridico tra il Parlamento e l’Alta Corte di Cassazione e Giustizia sul tema dei collegi giudicanti specializzati in reati di corruzione. Iordache considera che l’Alta Corte abbia rifiutato di costituire collegi giudicanti specializzati, come prevederebbe la Legge sulla prevenzione, l’individuazione e la punizione degli atti di corruzione. La mossa è stata interpretata dagli avversari e dai critici del leader PSD come un nuovo tentativo, stavolta da parte di un subordinato docile, di salvarlo dalla punizione nel caso sulle assunzioni fittizie.
La giustizia è stata una star assoluta lunedì, un giorno che si concluso con il rimpatrio forzato di Radu Mazăre, ex sindaco socialdemocratico di Costanza, la maggiore città sul litorale del Mar Nero. È stato estradato dalle autorità del Madagascar, dove cercava di ottenere asilo politico, dopo la condanna definitiva a 9 anni di carcere con esecuzione nel fascicolo sulle restituzioni illegali di terreni a Costanza e Mamaia, spiaggia e lungomare. Ex giornalista e politico, l’eccentrico e nonconformista Radu Mazăre sembra aver dirottato la lunga amministrazione di una città con importanti risorse verso attività lucrative a scopo personale. L’ex sindaco ha molteplici condanne, alcune non definitive. Non è, però, l’unico politico scappato in luoghi esotici per sfuggire alla giustizia romena. Lo hanno fatto pure l’ex ministra Elena Udrea e l’ex capo della Procura Antimafia e Antiterrorismo, Elena Bica, che si trovano entrambe in Costa Rica.
Ştefan Stoica, 21.05.2019, 14:13