Europee: riconfigurazioni post elettorali
Noti i risultati delle recenti europee, che hanno rilevato la preoccupante ascesa della corrente estremistica, euroscettica e populistica, sono iniziati i negoziati sulla futura composizione dellEsecutivo comunitario. Le famiglie politiche europee hanno deciso di dare un mandato al premier lussemburghese Jean Claude Juncker, candidato del Partito Popolare Europeo (PPE) alla presidenza della Commissione Europea, per trovare una maggioranza parlamentare semplice, che si traduce in 376 seggi su 751. La legittimità di Juncker è data dal fatto che il PPE avrà il maggior numero di seggi, 213, nel futuro Parlamento Europeo. La sua missione, ritengono gli osservatori, sarà però lungi dall’essere una semplice formalità, visto il passo indietro del PPE, che ha perso ben 50 seggi, e l’ascesa degli eurofobici e dei nazionalisti con tendenze xenofobe. Proprio perciò, affermano gli osservatori, Juncker non si permette il lusso di negoziare da posizioni di forza, soprattutto perchè tra i suoi potenziali futuri partner si annoverano i socialisti, accreditati con quasi 200 seggi. Della possibile alleanza tra i popolari europei e i socialisti ha parlato anche il premier romeno Victor Ponta.
Florentin Căpitănescu, 28.05.2014, 13:08
Noti i risultati delle recenti europee, che hanno rilevato la preoccupante ascesa della corrente estremistica, euroscettica e populistica, sono iniziati i negoziati sulla futura composizione dellEsecutivo comunitario. Le famiglie politiche europee hanno deciso di dare un mandato al premier lussemburghese Jean Claude Juncker, candidato del Partito Popolare Europeo (PPE) alla presidenza della Commissione Europea, per trovare una maggioranza parlamentare semplice, che si traduce in 376 seggi su 751. La legittimità di Juncker è data dal fatto che il PPE avrà il maggior numero di seggi, 213, nel futuro Parlamento Europeo. La sua missione, ritengono gli osservatori, sarà però lungi dall’essere una semplice formalità, visto il passo indietro del PPE, che ha perso ben 50 seggi, e l’ascesa degli eurofobici e dei nazionalisti con tendenze xenofobe. Proprio perciò, affermano gli osservatori, Juncker non si permette il lusso di negoziare da posizioni di forza, soprattutto perchè tra i suoi potenziali futuri partner si annoverano i socialisti, accreditati con quasi 200 seggi. Della possibile alleanza tra i popolari europei e i socialisti ha parlato anche il premier romeno Victor Ponta.
“In modo obbligatorio, il programma e i principali progetti per i prossimi 5 anni della Commissione Europea devono riflettere le priorità di ambo i partiti. E io credo che ciò succederà. Ormai tutti hanno capito la storia delle misure di austerità e che non sono state a favore dell’Europa. Delle misure di austerità hanno approfittato, dal punto di vista politico, proprio gli antieuropei”, ha affermato Ponta.
Agli interessi della Romania, a prescindere dalla composizione della nuova maggioranza, si è riferito, in termini pragmatici, il capo dello stato, Traian Basescu. Sono 4 gli obiettivi importanti prefissi dalla Romania nel mandato della futura Commissione Europea, ritiene il presidente Basescu.
“Il primo, l’aumento del numero di posti di lavoro. Il secondo, la crescita economica sostenibile, risultata, innanzittutto, dagli investimenti. Il terzo, una maggiore attenzione all’infrastruttura alla periferia dell’Ue, nella zona orientale, e, il quarto, il prezzo dell’energia, come elemento essenziale di competitività”, ha precisato il capo dello stato.
D’altra parte, la Romania, come qualsiasi altro stato membro, è interessata al portafoglio che le spetterà nel futuro Esecutivo europeo. Sia il capo dello stato, che il premier si sono pronunciati, esplicitamente, per il mantenimento del portafoglio dell’agricoltura, occupato, attualmente, dal romeno Dacian Ciolos. Tuttavia, i due esponenti hanno lasciato intendere di avere opzioni diverse sulla persona che la Romania dovrebbe proporre per questo incarico. (traduzione di Adina Vasile)