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Esteri: tour diplomatico del premier romeno V. Ponta per l’Asia

Generalmente vulnerabili quando si tratta di sicurezza energetica, gli stati UE sono in una vera e propria corsa alla ricerca di fonti energetiche alternative. Tra i concorrenti si annovera, e non da poco tempo, la Romania, alle prese con i prezzi troppo alti che è costretta a pagare per il gas importato dalla Russia. Sebbene gran parte del fabbisogno interno sia coperto dalla produzione propria, la Romania sta tentando, individualmente, come molti altri stati comunitari, di liberarsi dalla dipendenza dal gas fornito dal consorzio russo Gazprom.

, 28.06.2013, 13:32

Generalmente vulnerabili quando si tratta di sicurezza energetica, gli stati UE sono in una vera e propria corsa alla ricerca di fonti energetiche alternative. Tra i concorrenti si annovera, e non da poco tempo, la Romania, alle prese con i prezzi troppo alti che è costretta a pagare per il gas importato dalla Russia. Sebbene gran parte del fabbisogno interno sia coperto dalla produzione propria, la Romania sta tentando, individualmente, come molti altri stati comunitari, di liberarsi dalla dipendenza dal gas fornito dal consorzio russo Gazprom.



Il continente asiatico, in generale, e il bacino del Mar Caspio, in particolare, è ritenuto dagli europei una specie di El Dorado delle risorse energetiche. Proprio per questo, le visite fatte dal premier romeno, Victor Ponta, in Azerbaigian e Kazakistan, tappe-chiave del suo tour diplomatico asiatico, non sembrano casuali. Per coincidenza o meno, Ponta è atterrato nella capitale azera, Baku, proprio il giorno in cui il grande progetto del gasdotto Nabucco, ampiamente promosso dall’UE e in cui la Romania era direttamente coinvolta, si è trasformato, da un mega-progetto in un grosso fallimento. Il consorzio internazionale che gestisce lo sfruttamento in Azerbaigian ha reso noto che Nabucco, il gasdotto che doveva collegare la Turchia all’Austria, via Bulgaria, Romania e Ungheria, non è stato scelto come rotta di trasporto verso l’Europa.



Rimasta fuori, dopo aver preso una serie di misure, sia legislative che finanziarie, la Romania ha ancora, tuttavia, l’occasione di giocarsi, assieme all’Azerbaigian, un’altra carta energetica, forse stavolta vincente: l’AGRI. Azerbaigian–Georgia–Romania Interconnector è un progetto volto a garantire il trasporto del gas proveniente dall’Azerbaigian, attraverso la Georgia, verso la Romania e poi verso altri mercati dell’UE. Il progetto prevede, tra l’altro, la costruzione di un’unità di rigassificazione in Romania. Oltre all’AGRI, nei colloqui con il presidente azero, Ilham Aliyev, Ponta ha parlato anche di possibili investimenti che la Società Nazionale del Greggio dell’Azerbagian (SOCAR) potrebbe fare in Romania. Il grande stabilimento petrolchimico Oltchim Rm-Valcea (sud), la cui privatizzazione è finora fallita, è stato indicato dal premier Ponta come potenziale target per la SOCAR. Una proposta interessante hanno fatto al premier romeno anche le autorità di Astana, sul trasporto del gas dal Kazakistan in Romania, tramite un’estensione del gasdotto South Stream dalla confinante Bulgaria.


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