Esclusioni al vertice nel PSD
La stampa e gli analisti hanno avuto ragione ancora una volta: il leader forte del PSD, Liviu Dragnea, non è il tipo di politico che tolleri a lungo le critiche, formulate in maniera decisa, contro il suo modo di dirigere il partito, percepito come uno autoritario. Lunedì, il Comitato Esecutivo Nazionale ha deciso, a larga maggioranza, l’esclusione dal PSD di due membri importanti, il vicepresidente Adrian Ţuţuianu e il segretario generale Marian Neacşu. Il motivo non sarebbero però gli attacchi nei suoi confronti, bensì presunte azioni dannose per il partito che tiene le redini del governo, ha affermato Liviu Dragnea: Spero che tutti gli altri colleghi capiscano che i nostri obiettivi restano immutati e che non dobbiamo più fornire argomenti di dibattito che non abbiano a che fare con il programma di governo o con quello che desiderano i romeni. Qualunque attacco facessero nei miei confronti, non mi determinano a chiedere ai colleghi del CEx di escludere qualcuno, assolutamente no. Facciamo questo solo nel momento in cui notiamo, la maggior parte di noi, che viene superata la linea rossa; e per linea rossa intendiamo azioni che danneggiano seriamente la stabilità del partito e la stabilità della maggioranza governativa”.
Ştefan Stoica, 06.11.2018, 14:29
La stampa e gli analisti hanno avuto ragione ancora una volta: il leader forte del PSD, Liviu Dragnea, non è il tipo di politico che tolleri a lungo le critiche, formulate in maniera decisa, contro il suo modo di dirigere il partito, percepito come uno autoritario. Lunedì, il Comitato Esecutivo Nazionale ha deciso, a larga maggioranza, l’esclusione dal PSD di due membri importanti, il vicepresidente Adrian Ţuţuianu e il segretario generale Marian Neacşu. Il motivo non sarebbero però gli attacchi nei suoi confronti, bensì presunte azioni dannose per il partito che tiene le redini del governo, ha affermato Liviu Dragnea: Spero che tutti gli altri colleghi capiscano che i nostri obiettivi restano immutati e che non dobbiamo più fornire argomenti di dibattito che non abbiano a che fare con il programma di governo o con quello che desiderano i romeni. Qualunque attacco facessero nei miei confronti, non mi determinano a chiedere ai colleghi del CEx di escludere qualcuno, assolutamente no. Facciamo questo solo nel momento in cui notiamo, la maggior parte di noi, che viene superata la linea rossa; e per linea rossa intendiamo azioni che danneggiano seriamente la stabilità del partito e la stabilità della maggioranza governativa”.
I due socialdemocratici hanno smentito, definendole infondate, le accuse fatte nei loro confronti chiamando la decisione del CEX un’esecuzione pubblica, volta a punire il reato di opinione. Adrian Ţuţuianu: Non mi sono mai proposto di nascondere le cose che non vanno bene. Ho avuto delle scontentezze legate al programma di governo in generale. Ho molte scontentezze legate a quello che ho promesso agli abitanti del distretto di Dâmboviţa e che non siamo riusciti a fare in questi due anni di governo. Credo che il partito vada in una direzione sbagliata. E credo, inoltre, che un voto non vuol dire necessariamente che coloro che hanno perso, come noi oggi, non abbiano ragione”.
È Ţuţuianu colui che ha affermato, in una seduta della filiale locale Dâmboviţa (sud) che dirige, seduta registrata a sua insaputa, che il PSD sia un partito di scimmie se accetta un premier tirato dal cappello da Liviu Dragnea e che l’attuale governo è una tragedia dal punto di vista della qualità. Ţuţuianu e Neacşu non sono i più importanti nomi del PSD che hanno contestato con veemenza Liviu Dragnea. Se l’ex premier Mihai Tudose non ha avuto una reazione pubblica dopo la seduta del Comitato Esecutivo, l’attuale vicepremier Paul Stănescu si è fatto vedere assieme ai due esclusi ed ha affermato che la loro esclusione è un grande errore, mentre il sindaco di Bucarest, Gabriela Firea, ha trasmesso, in un comunicato, che non si può continuare a lavorare nel PSD sotto il terrore delle esclusioni e degli scioglimenti. La paura può mantenere, per breve tempo, uno status-quo, ma non è in alcun caso una soluzione per il progresso e la costruzione, ha affermato ancora Gabriela Firea. Quando gli è stato chiesto che cosa potrebbe succedere agli altri contestatari, Liviu Dragnea ha dato la risposta secca: Niente di male”. Per il momento — aggiungono maliziosamente i giornalisti, nei loro commenti.