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Epilogo delle elezioni a Chişinău

E’ la prima volta, nei ventisette anni di indipendenza della Moldova, che il vincitore delle elezioni per la carica di sindaco della Capitale, Chişinău, non può assumere l’incarico. Lunedì sera, la Corte Suprema di Giustizia ha confermato le sentenze pronunciate in precedenza da due corti ed ha invalidato definitivamente lo scrutinio decisivo, del 3 giugno, vinto dal leader della piattaforma pro-europea Dignità e Verità, Andrei Năstase. Sia a quest’ultimo sia al suo sfidante, il socialista filorusso Ion Ceban, si rimprovera di aver esortato la gente sulle reti sociali ad andare a votare, nel giorno delle elezioni. Stando al tribunale, lo sbaglio è abbastanza grave da determinare l’invalidazione dell’intero scrutinio e da annullare, in questo modo, i circa 125 mila voti a favore di Năstase. La decisione è irrevocabile e senza diritto al giudizio d’appello.

Epilogo delle elezioni a Chişinău
Epilogo delle elezioni a Chişinău

, 26.06.2018, 12:51

E’ la prima volta, nei ventisette anni di indipendenza della Moldova, che il vincitore delle elezioni per la carica di sindaco della Capitale, Chişinău, non può assumere l’incarico. Lunedì sera, la Corte Suprema di Giustizia ha confermato le sentenze pronunciate in precedenza da due corti ed ha invalidato definitivamente lo scrutinio decisivo, del 3 giugno, vinto dal leader della piattaforma pro-europea Dignità e Verità, Andrei Năstase. Sia a quest’ultimo sia al suo sfidante, il socialista filorusso Ion Ceban, si rimprovera di aver esortato la gente sulle reti sociali ad andare a votare, nel giorno delle elezioni. Stando al tribunale, lo sbaglio è abbastanza grave da determinare l’invalidazione dell’intero scrutinio e da annullare, in questo modo, i circa 125 mila voti a favore di Năstase. La decisione è irrevocabile e senza diritto al giudizio d’appello.



Il sindaco eletto ha accusato veementemente il Partito Democratico, il principale partito di un governo peraltro dichiarato pro-europeo, e il suo leader, il controverso oligarca Vladimir Plahotniuc, di essere i principali beneficiari delle decisioni della corte. Andrei Năstase: “Mai è successa una cosa del genere nel mondo, che nessuno chieda l’invalidazione delle elezioni e la corte decida tuttavia di invalidarle! Solo qui succede una cosa del genere! E’ stato sputato in faccia non solo al nostro popolo, ma a un mondo intero, a un mondo civilizzato che ha reagito subito alle sregolatezze che avvengono qui. D’ora in poi, la Moldova sarà conosciuta nel mondo non solo per il furto del miliardo, non solo per il riciclaggio dei 30 miliardi della mafia russa! Sarà conosciuta nel mondo anche per l’invalidazione di alcune elezioni, per il furto dei voti dei cittadini.



Oltre allo scandalo politico, la sentenza provoca anche un blocco istituzionale. Secondo il Codice Elettorale, nel caso della cancellazione delle elezioni, entro due settimane bisogna organizzare un nuovo scrutinio, escludendo i candidati che hanno trasgredito la legge. Un altro articolo del Codice prevede però che non si possono organizzare elezioni meno di un anno prima dello scrutinio di diritto, previsto per il giugno 2019. La carica di sindaco è rimasta vacante perché il sindaco eletto nel 2015, il liberale pro-europeo Dorin Chirtoacă ha rassegnato le dimissioni, dopo che era stato incolpato in un fascicolo che lui ha definito fabbricato su ordine politico. La decisione della Corte Suprema “ha rafforzato la percezione pubblica sull’ingerenza politica nel sistema giudiziario della Moldova” — è del parere l’ambasciata americana a Chişinău. Dal canto suo, l’ambasciatore dell’Unione Europea, Peter Michalko, si è detto particolarmente deluso della decisione della Corte, affermando che non rispetta “la volontà della popolazione, espressa tramite elezioni libere e corrette.” A Bucarest, il ministro degli Esteri, Teodor Meleşcanu, aveva già ammonito che le tensioni politiche potrebbero nuocere alla stabilità della repubblica, l’opposizione di destra ha espresso il suo sostegno a Năstase, mentre la stampa non ha esitato a definire l’invalidazione delle elezioni “una porcheria”.

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