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Energia: fallito il progetto europeo del gasdotto Nabucco

Il sogno europeo di indipendenza energetica dalle forniture di gas russe è, almeno per ora, finito, con l’annunciato fallimento del progetto Nabucco, finanziato dall’Ue. Il gasdotto Nabucco era volto alla riduzione della dipendenza dai gas naturali forniti dalla compagnia statale russa Gazprom, attraverso il rifornimento diretto con gas estratti dalla regione del Mar Caspio. Solo che, il 26 giugno, il consorzio che sfrutta il gigantesco giacimento di gas di Sah Deniz, in Azerbaigian, ha optato per un’altra rotta di trasporto: il gasdotto Trans-Adriatic Pipeline, che transiterà la Grecia, l’Albania e l’Adriatico, per raggiungere il sud d’Italia. Questo consorzio era l’unico fornitore di gas coinvolto nei negoziati con i partner del progetto Nabucco, che avrebbe dovuto assicurare un rifornimento fino a 24 miliardi di metri cubi di gas naturali all’anno all’Europa attraverso un gasdotto lungo circa 1.300 km, che avrebbe raggiunto l’Austria, via Bulgaria, Romania e Ungheria.

Energia: fallito il progetto europeo del gasdotto Nabucco
Energia: fallito il progetto europeo del gasdotto Nabucco

, 27.06.2013, 15:44

Il sogno europeo di indipendenza energetica dalle forniture di gas russe è, almeno per ora, finito, con l’annunciato fallimento del progetto Nabucco, finanziato dall’Ue. Il gasdotto Nabucco era volto alla riduzione della dipendenza dai gas naturali forniti dalla compagnia statale russa Gazprom, attraverso il rifornimento diretto con gas estratti dalla regione del Mar Caspio. Solo che, il 26 giugno, il consorzio che sfrutta il gigantesco giacimento di gas di Sah Deniz, in Azerbaigian, ha optato per un’altra rotta di trasporto: il gasdotto Trans-Adriatic Pipeline, che transiterà la Grecia, l’Albania e l’Adriatico, per raggiungere il sud d’Italia. Questo consorzio era l’unico fornitore di gas coinvolto nei negoziati con i partner del progetto Nabucco, che avrebbe dovuto assicurare un rifornimento fino a 24 miliardi di metri cubi di gas naturali all’anno all’Europa attraverso un gasdotto lungo circa 1.300 km, che avrebbe raggiunto l’Austria, via Bulgaria, Romania e Ungheria.



Di recente, il presidente romeno Traian Basescu dichiarava che spera che gli stati interessati all’attuazione del progetto firmino una lettera con cui dichiarare Nabucco prioritario. Inoltre, Bucarest aveva compiuto una serie di passi per sostenere il progetto, andando fino all’adozione di una Legge speciale che stipulava che Nabucco è d’interesse nazionale e di utilità pubblica in Romania. Le autorità romene avevano avviato anche le pratiche necessarie per il rilascio delle autorizazzioni ambientali e i negoziati con i proprietari dei terreni che sarebbero stati transitati dal gasdotto. Per i 470 km di gasdotto che sarebbero dovuti essere costruiti sul territorio della Romania sarebbero stati investiti 1,5 miliardi di euro. Circa 25 milioni di euro di questa somma erano già stati investiti, tra il 2007 e il 2012, dalla compagnia a capitale maggioritario statale Transgaz, che deteneva il 17,4% delle azioni Nabucco. La Transgaz stimava però che i dividendi ottenuti in 25 anni avrebbero superato 3 miliardi di euro. Adesso, dopo il fallimento del progetto, la Romania analizza diversi scenari per le prospettive delle risorse interne di gas naturali e la connessione al mercato regionale. In questo contesto, i gas nel Mar Nero e i gas di scisto hanno il potenziale per aumentare l’indipendenza energetica nazionale.



Comunque, la Romania è lo stato con la più ridotta dipendenza dalle importazioni di idrocarburi tra tutti gli stati partner del progetto Nabucco, quasi l’80% del suo fabbisogno essendo coperto dalla produzione interna. Il Ministero degli Esteri di Bucarest afferma che l’esperienza della collaborazione con le diplomazie degli stati coinvolti nel progetto Nabucco rappresenta un importante esercizio di cooperazione regionale, che svolgerà un ruolo rilevante nel futuro nell’ideazione di progetti alternativi. Ciò nel contesto in cui, per la Romania, come anche per l’Ue, la diversificazione delle fonti energetiche resta una priorità. Senza l’accesso a più fonti non si può creare un mercato veramente concorrenziale dei gas e non si può ottenere, per il consumatore europeo, un prezzo conveniente.

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