Emigrazione: statistiche su recenti partenze romeni
Il leitmotiv del discorso xenofobo della maggioranza dei partiti populisti occidentali, la minaccia dell’immigrazione romena, si dimostra piuttosto un mito che una realtà. Invocata, con panico, in Italia e Francia, poi in Olanda e Gran Bretagna, la cosiddetta invasione dei romeni con vocazione delinquenziale oppure a caccia di benefici sociali è smentita da tutte le ricerche sociologiche di specialità. Rispetto alla maggioranza schiacciante di coloro che lavorano onestamente, la criminalità è un fenomeno assolutamente marginale.
Bogdan Matei, 09.07.2014, 13:41
Il leitmotiv del discorso xenofobo della maggioranza dei partiti populisti occidentali, la minaccia dell’immigrazione romena, si dimostra piuttosto un mito che una realtà. Invocata, con panico, in Italia e Francia, poi in Olanda e Gran Bretagna, la cosiddetta invasione dei romeni con vocazione delinquenziale oppure a caccia di benefici sociali è smentita da tutte le ricerche sociologiche di specialità. Rispetto alla maggioranza schiacciante di coloro che lavorano onestamente, la criminalità è un fenomeno assolutamente marginale.
Dopo il 1 gennaio del 2007, quando ha aderito all’Ue, e i suoi cittadini hanno potuto viaggiare liberamente nello spazio comunitario, la Romania è stata unesportatrice categorica di manodopera qualificata nei Paesi più prosperi dell’Occidente. Un recente studio dell’Istituto Europeo di Bucarest rileva che l’emigrazione romena non ha avuto le proporzioni anticipate dagli occidentali, e chi ha emigrato non l’ha fatto per i benefici sociali. Inoltre, negli ultimi anni, hanno emigrato in prevalenza persone con studi universitari e un’alta qualifica, grazie ai quali entrano molto facilmente sul mercato del lavoro occidentale.
Il segretario di stato presso il Ministero del Lavoro di Bucarest, Codrin Scutaru, non cela la preoccupazione delle autorità di Bucarest per questo fenomeno, che fa calare la popolazione romena e il numero di specialisti.
“Dalla Romania partono il più delle volte persone con studi universitari o post-universitari o persone con una preparazione tecnica di cui l’economia della Romania ha bisogno. Ci sono oltre due milioni di cittadini romeni che lavorano all’estero e ciò contribuisce al declino demografico. Questo impatto che la mobilità del personale qualificato ed altamente qualificato ha sull’economia romena non è da trascurare”, spiega Scutaru.
Gli autori dello studio smontano gli stereotipi sugli svantaggi della presenza dei lavoratori mobili in altri stati. Essi sottolineano che un cittadino che va a lavorare legalmente in un altro Paese contribuisce alla sua crescita economica. Idea condivisa dall’ex presidente dell’Europarlamento, Hans-Gert Pottering.
“La libera circolazione delle persone e dei lavoratori è importante, perchè rappresenta la base del mercato interno europeo. Certamente, dobbiamo impedire lo sfruttamento dei sistemi di assistenza sociale da parte delle persone che vogliono solo soldi da questi sistemi. Ma, se le persone lavorano, è importante non avere restrizioni sul mercato del lavoro”, spiega Pottering.
In visita a Bucarest, l’ex presidente del Legislativo comunitario ha ribadito che l’Ue non deve limitare la libertà di circolazione dei suoi cittadini, in quanto essa porta benefici categorici ai Paesi membri.
(traduzione di Adina Vasile)