Elezioni politiche, inizia ripartizione seggi
A Bucarest, sono in corso le procedure per la costituzione del nuovo Parlamento.
Bogdan Matei, 04.12.2024, 12:29
Il nuovo Parlamento bicamerale della Romania, risultato dalle elezioni del 1 dicembre, sta per chiarire la sua struttura. In lizza ci sono stati 331 seggi di deputati e 136 di senatori. Proporzionalmente al numero dei voti ricevuti, il Partito Socialdemocratico (PSD), numero uno dell’attuale Governo, dovrebbe avere 86 deputati e 36 senatori. L’Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR, opposizione nazionalista) – 63 e 28, il doppio dei mandati conquistati quattro anni fa. Il Partito Nazionale Liberale (PNL), associato al governo con i socialdemocratici – 49 e 22.
L’Unione Salvate Romania (all’opposizione) – 40 e 19. Compaiono, per la prima volta, nelle aule del Parlamento persone elette dalle due formazioni populiste, neocreate, che hanno superato la soglia del 5%. SOS Romania avrà 28 deputati e 12 senatori, mentre POT (il Partito della Gente Giovane) – 24 e 9.
Presente ininterrottamente, dal 1990, nel Parlamento della Romania post-comunista, l’Unione Democratica Magiari di Romania (UDMR) conta oggi 22 deputati e 10 senatori. Le minoranze diverse da quella ungherese restano – praticamente d’ufficio – rappresentate alla Camera da 19 politici, uno per ciascuna comunità etnica. Come dettaglio quasi aneddotico, il presidente dell’Autorità Elettorale Permanente, Toni Greblă, ha precisato che, se nella ridistribuzione dei voti il Partito della Gente Giovane avesse un mandato in più, questo sarebbe sorteggiato tra tutte le altre formazioni entrate nel Parlamento, poichè il nuovo partito non ha designato sufficienti candidati.
Tutto sommato, riassume la stampa, ci sono sette formazioni parlamentari, nessuna di grande peso e molte incompatibili tra loro. Si tratta di un Parlamento più frammentato che mai negli ultimi due decenni, dal quale è difficile che risulti una maggioranza governativa funzionale. Senza prestare molta attenzione alle sfumature che li differenziano, la stampa riunisce AUR, SOS e POT sotto l’etichetta generale di “polo sovranista” e prevede che è altamente improbabile che qualcuno di loro venga cooptato in una coalizione di governo. Rimangono, con un peso di circa il 60% in Parlamento, i partiti dichiaratamente filoeuropei.
L’aritmetica elementare suggerirebbe un’ampia coalizione PSD-PNL-USR-UDMR-minoranze. Le vertenze tra di loro sono difficilmente superabili. Dopo aver governato insieme per tre anni, in nome della stabilità e del contenimento dell’estremismo, i socialdemocratici e i liberali si sono attaccati a vicenda nella campagna elettorale e ora sembrano non supportarsi più. Tra USR e PSD, in quasi un decennio, si sono accumulati tanti rancori e risentimenti.
Mentre l’UDMR è molto infastidita da un disegno di legge dell’USR riguardante la riorganizzazione amministrativa del paese, che ridurrebbe l’influenza politica degli ungheresi nel territorio. Adesso tutti sembrano attendere il turno decisivo delle elezioni presidenziali, alle quali domenica 8 dicembre si sfideranno l’indipendente Călin Georgescu e la leader dell’USR, Elena Lasconi. Secondo la Costituzione, il capo dello stato designa il futuro primo ministro.