Elezioni: indagine su organizzazione voto all’estero
I socialdemocratici affermano che vogliono portare a termine il loro mandato al governo per onorare così i voti dei milioni di romeni che hanno dato loro la fiducia alle politiche del 2012. L’Opposizione chiede loro, invece, di rinunciare al potere, e al premier Victor Ponta di rassegnare le dimissioni per il modo in cui è stato organizzato il voto all’estero alle recenti presidenziali. La stessa cosa la chiede anche il presidente romeno Traian Basescu.
Roxana Vasile, 05.04.2014, 14:06
“Non c’è Paese nell’Ue in cui, se si fosse creata la situazione del primo e secondo turno delle presidenziali, com’è successo il 2 e il 16 novembre, il premier non avrebbe rassegnato le dimissioni. Da noi, il premier Ponta considera di avere il diritto di restare in carica. Faccio appello a Victor Ponta affinchè capisca che, in questo momento, è diventato un fardello sul piede della Romania”, ha affermato Basescu.
La spiegazione dei critici è semplice: famosi per il loro orientamento politico di destra, i romeni all’estero avrebbero potuto intralciare i piani del capo dell’Esecutivo di accedere alla più alta carica nello stato. Con l’organizzazione deficiente dello scrutinio all’estero, l’equipe di Victor Ponta avrebbe voluto controbilanciare una tale eventualità. Victor Ponta ha perso però le presidenziali, una percentuale schiacciante dei romeni all’estero votando il suo sfidante liberale Klaus Iohannis.
“I responsabili politici morali per questa situazione sono il candidato Victor Ponta e coloro che gli sono stati vicini e che hanno preso le decisioni che hanno portato alla catastrofica sconfitta del Partito Socialdemcratico”, ha dichiarato Mircea Geoana, ex membro del Partito Socialdemocratico, escluso di recente.
Le dimissioni, ad una settimana le une dalle altre, di due ministri degli Esteri — Titus Corlatean e Teodor Melescanu — accusati di cattiva gestione del modo in cui è stato organizzato il voto all’estero – non sono state atte a calamare gli spiriti. Più romeni, delle migliaia che hanno fatto la fila per ore per votare all’estero senza riuscirci, hanno sporto querele. Gestito in una prima fase dalla Procura Generale, il fascicolo è ora all’attenzione della Direzione Nazionale Anticorruzione, ritenendosi che i fatti rientrino nell’ambito della legge sulla prevenzione, la scoperta e la sanzione dei reati di corruzione.
Nel frattempo, i parlamentari di Bucarest dichiarano che troveranno soluzioni affinchè la situazione alle presidenziali non si ripeta.
“Non possiamo più dividere i romeni nei romeni nel Paese e i romeni all’estero. Parliamo dei romeni che vivono all’interno dell’Ue. A Londra e nella città romena di Cluj la gente ha gli stessi diritti e obblighi che hanno tutti i cittadini comunitari. Perciò, credo che la soluzione più sicura è di introdurre d’urgenza il voto per corrispondenza”, ha affermato il deputato Eugen Tomac.
Il premier Victor Ponta stesso ammette di aver pagato il prezzo politico per la vicenda, aggiungendo, al capitolo “proposte”, l’introduzione del voto elettronico e la designazione di un’istituzione, diversa dal Ministero degli Esteri, che si occupi dell’organizzazione tecnica del processo elettorale all’estero.
(traduzione di Adina Vasile)