Elezioni europee 2019
I romeni sono chiamati alle urne il 26 maggio prossimo a votare i loro rappresentanti nel Parlamento Europeo. Nell futura legislatura, Bucarest manderà a Strasburgo 33 eurodeputati, uno in più rispetto all’attuale legislatura, però solo se la Gran Bretagna lascerà l’Unione. In Romania, le prime elezioni europee sono state organizzate nel 2007, l’anno in cui è entrata a far parte dell’UE. Di solito, lo scrutinio è segnato da un forte assenteismo, ma quest’anno potrebbe succedere diversamente, visto che simultaneamente si svolge anche il referendum consultivo sul tema della giustizia indetto dal presidente Klaus Iohannis. D’altra parte, nel 2019, le elezioni europee si svolgono nel contesto della presidenza romena del Consiglio UE.
Quest’occasione potrebbe essere un’esortazione ad un serio dibattito elettorale sulle sfide che richiedono risposte valide a medio e lungo termine da parte del blocco comunitario: la Brexit, la migrazione, i problemi sociali e ambientali, la manodopera, i problemi di sicurezza e di difesa e, non in ultimo, il pericolo rappresentato dalle correnti sovraniste, euroscettiche o addirittura dall’eurofobia esistenti in alcuni stati dell’Unione. Gli slogan delle campagne elettorali promosse dai principali partiti candidati in Romania non annunciano, però, un dibattito del genere, bensì confronti con sfumature populiste e nazionaliste sui fronti politici interni già aperti. Il PSD, il principale partito della coalizione governativa, parla del patriottismo che dovrebbe dominare la prestazione dei futuri eurodeputati e del fatto che la Romania merita di ricevere di più da parte dell’Unione, mentre l’ALDE, partner dei socialdemocratici al governo, desidera che il Paese si presenti con dignità e pretenda di essere rispettato dall’UE.
E’ l’ora della Romania” e Romania in primo luogo” — sono gli slogan dei liberali, la principale forza dell’opposizione. Uniti in Europa”, proclama il PMP, pensando anche alla confinante Moldova, repubblica a maggioranza romenofona. I membri di Pro Romania, formazione nata dalla dissidenza socialdemocratica, affermano di essere orgogliosi della doppia appartenenza, romena ed europea, mentre l’Alleanza all’opposizione 2020 USR PLUS ricorda all’elettorato che senza ladri e corrotti il Paese ha una chance. I candidati reclutati sono ex ministri o eurodeputati con esperienza, ma anche ex premier o sindaci di grandi città, giornalisti conosciuti e addirittura un ex capo dello stato, Traian Băsescu, il primo sulla lista del PMP.
Portabandiera del PSD è l’ex ministra dei Fondi Europei, Rovana Plumb, il PNL ha in prima posizione il giornalista Rareş Bogdan, mentre le liste dell’ALDE e dell’UDMR iniziano con due eurodeputati, rispettivamente Norica Nicolai e Iuliu Winkler. La prima posizione sulla lista dell’Alleanza 2020 USR PLUS è occupata dall’ex premier tecnocrate Dacian Cioloş e sempre un ex capo di governo, Victor Ponta, apre la lista di Pro Romania. Quest’ultima ha sulla lista anche due ex-premier, Mihai Tudose e Iurie Leancă, uno a Bucarest, l’altro a Chişinău. Favoriti nei sondaggi sono il PSD e il PNL, seguiti dall’Alleanza 2020 USR PLUS, ALDE e Pro Romania. Hanno chance di mandare i propri rappresentanti nel PE anche l’UDMR e il PMP.
Ştefan Stoica, 25.04.2019, 12:36