Economia: Romania, nuove misure della Banca Centrale
Nel tentativo di tenere sotto controllo l’inflazione galoppante, la Banca Centrale di Romania ha deciso ieri di aumentare il tasso di interesse di politica monetaria, come anche quello per i prestiti concessi alle banche. L’interesse di politica monetaria sale dall’1,5 all’1,75% all’anno, a solo un mese dalla precedente simile decisione. Un aumento anticipato dagli analisti, soprattutto perchè anche altre banche centrali della regione hanno preso di recente simili misure.
Daniela Budu, 10.11.2021, 11:47
La Banca Centrale spiega in un comunicato che il tasso inflazionistico è salito, mantenendosi di molto sopra il 3,5%, il tetto massimo preso come target, in seguito all’impennata dei prezzi del gas naturale e dell’energia scoppiata a luglio, alla quale si sono aggiunti gli effetti del rincaro dei carburanti e della verdura a settembre. Si prevede un tasso d’inflazione annuo in salita fino alla metà dell’anno prossimo, principalmente in seguito all’aumento dei prezzi per l’energia, anticipati anche per i primi tre mesi del 2022, per effetto della forte crescita delle quotazioni internazionali.
L’analista economico Adrian Codîrlaşu ha spiegato a Radio Romania che l’aumento dei prezzi è anche una conseguenza globale del fatto che molti Paesi non hanno più voluto utilizzare energia inquinante, una tendenza che si manterrà a lungo termine.
Anche per il futuro si prevede la volatilità di questi prezzi. Forse, tranne il petrolio, non cresceranno molto di più rispetto al livello attuale, però rimarrano molto volatili, vista la trasformazione dei sistemi energetici per far fronte alle nuove esigenze delle regolamentazioni in materia di inquinamento. Quindi, abbiamo questo shock e cosa è importante? Il prezzo di qualsiasi bene o servizio del paniere sarà intaccato da almeno uno di questi prodotti energetici, dal momento che essi contribuiscono alla generazione del rispettivo bene o servizio, quindi avremo quello che si chiama inflazione second round, quindi un’impennata dell’inflazione con la trasposizione dei prezzi di questi prodotti energetici in tutti i beni e servizi del paniere di consumo, spiega l’analista.
Stando alla Banca Centrale, l’inflazione dovrebbe scendere sotto il 3,5% nel terzo trimestre del 2023. Intanto, però, l’Istituto Nazionale di Statistica ha annunciato un tasso d’inflazione annuo del 7,9% a ottobre 2021, rispetto al 6,3% a settembre, nelle condizioni in cui l’energia elettrica, il gas naturale, i combustibili e l’olio commestibile hanno registrato nell’ultimo anno i prezzi più alti. Inoltre, ottobre è il primo mese in cui non si osserva nessun prezzo in ribasso rispetto allo stesso mese del 2020.