Divari di sviluppo nell’UE
Gli stati membri si confrontano con disuguaglianze maggiori rispetto a 30 anni fa, dopo il crollo del comunismo, lo rileva un recente rapporto del Consiglio UE. E’ minacciata in questo modo l’implementazione dell’Agenda 2030, adottata nel 2015, che include obiettivi ambiziosi relativi alla parità di genere e razza, lo sradicamento della povertà, la totale abolizione della violenza e dell’odio.
Mihai Pelin, 26.11.2019, 12:30
Gli stati membri si confrontano con disuguaglianze maggiori rispetto a 30 anni fa, dopo il crollo del comunismo, lo rileva un recente rapporto del Consiglio UE. E’ minacciata in questo modo l’implementazione dell’Agenda 2030, adottata nel 2015, che include obiettivi ambiziosi relativi alla parità di genere e razza, lo sradicamento della povertà, la totale abolizione della violenza e dell’odio.
Quattro anni fa, i leader del mondo adottavano un piano ambizioso di sviluppo durevole per i prossimi anni, i cui costi sono stimati a più migliaia di miliardi di dollari all’anno. 193 stati membri delle Nazioni Unite hanno concordato un’agenda globale ambiziosa, al fine di porre fine alla povertà entro il 2030 e di individuare un futuro sostenibile. Ben 17 obiettivi di sviluppo durevole sono stati all’attenzione dei leader del mondo, tra cui lo sradicamento della povertà estrema, l’accesso universale all’istruzione e ai servizi sanitari, la promozione delle donne, la diminuzione delle ineguaglianze, il contrasto dei mutamenti climatici.
A quattro anni dall’adozione di questi obiettivi, il Consiglio dell’UE constata che molti Paesi partner continuano a confrontarsi con alti livelli di ineguaglianza, che rappresentano un ostacolo significativo allo sradicamento della povertà e alla crescita economica durevole. Allo stesso tempo, può minacciare la democrazia, la coesione sociale e l’inclusione e può aggravare il degrado dell’ambiente e i mutamenti climatici — sottolineano gli esponenti europei. Tutto ciò può minare la capacità dei Paesi di realizzare uno sviluppo durevole, di gestire in modo adeguato le risorse naturali e la disuguaglianza nelle sue varie forme.
Nel rapporto del Consiglio si rileva inoltre che i diritti dell’uomo, il buon governo e lo stato di diritto sono fondamentali per l’abilità e il sostegno alle persone che si trovano in situazioni vulnerabili. Il Consiglio raccomanda inoltre investimenti maggiori nello sviluppo umano, soprattutto nella sanità e nell’inclusione sociale, nell’istruzione di qualità accessibile a tutti, ma anche nell’insegnamento universitario. La creazione di posti di lavoro decenti, soprattutto per i giovani delle zone povere, oppure l’assunzione delle donne — sono altre misure atte a contribuire alla diminuzione della disuguaglianza tra gli stati membri. Nelle conclusioni viene riconosciuto, allo stesso tempo, il carattere multidimensionale dell’ineguaglianza, che include aspetti economici, sociali, politici e ambientali e richiede urgente attenzione. Divari significativi si notano anche per quanto riguarda i redditi.
Secondo l’Eurostat, nel 2017, la Romania — che è entrata a far parte dell’UE nel 2007 — si piazzava tra gli stati membri con la maggiore disuguaglianza dei redditi, essendo superata solo da Bulgaria, Lituania e Spagna. Al polo opposto si piazzavano Rep. Ceca e Slovenia. Il modo in cui i redditi e i patrimoni vengono suddivisi in una società determina la misura in cui gli individui hanno accesso uguale ai beni e ai servizi prodotti nell’economia nazionale. D’altronde, nell’opinione dei leader europei, l’uguaglianza e la solidarietà si annoverano tra i valori e i principi che guidano l’Unione e le sue azioni esterne.