Disoccupazione: statistiche, leggero calo nel 2012
I dati resi noti dall’Istituto nazionale di statistica indicano che, nel 2012, il tasso della disoccupazione è calato al 7% dal 7,4 nell’anno precedente, il che significa poco più di 700.000 senza lavoro. La popolazione attiva della Romania era di 9,9 milioni di persone, di cui circa 9,3 milioni avevano un posto di lavoro.
România Internațional, 18.04.2013, 16:01
I dati resi noti dall’Istituto nazionale di statistica indicano che, nel 2012, il tasso della disoccupazione è calato al 7% dal 7,4 nell’anno precedente, il che significa poco più di 700.000 senza lavoro. La popolazione attiva della Romania era di 9,9 milioni di persone, di cui circa 9,3 milioni avevano un posto di lavoro.
Col 7,6%, la disoccupazione maschile appare leggermente più alta rispetto a quella femminile, pari al 6,4%. Più accentuate le differenze tra la popolazione urbana e rurale — l’8,6% in città e il 5,1% in campagna.
La maggiore preoccupazione viene dal fatto che il più alto tasso, pari al 23%, si verifica tra i giovani in età tra i 15 e i 24 anni, soprattutto quelli senza laurea – circa il 7%, rispetto a quelli che avevano seguito i corsi di un’università (il 5,6%). Infine, il tasso della disoccupazione di lunga durata, cioè al minimo un anno, era indicato al 3,2%.
Invece, il tasso occupazionale della popolazione attiva era di circa il 60%, in crescita di 1 pp rispetto al 2011, col più alto livello (81,4%) tra i laureati. I dati indicano che, più basso è il livello di istruzione, più basso è anche il tasso di occupazione.
Tra la popolazione attiva, il maggior numero è quello di dipendenti, seguiti dalle persone che svolgono lavori autonomi e domestici, qualificate nell’agricoltura, silvicoltura o pesca.
La ripartizione della popolazione sui vari settori dell’economia indica che il 42,4% lavorava nel terziario, il 29% nell’agricoltura e una percentuale simile nell’industria e nell’edilizia.
Rispetto al 2011, è cresciuto notevolmente il numero delle persone che lavorano nei settori dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, ma anche del commercio, delle comunicazioni o edilizia. E’ calato invece il numero di quanti lavorano nell’insegnamento, sanità e assistenza sociale.