Discussioni sull’Ambasciata di Romania in Israele
Una discussione di principio sul tema dell’eventuale spostamento dell’Ambasciata di Romania da Tel Aviv a Gerusalemme non è sbagliata — ha detto, lunedì, il presidente Klaus Iohannis, il quale ha insistito, però, che bisogna rispettare la legislazione internazionale in questo campo. Il capo dello stato, tra le cui prerogative costituzionali c’è anche quella di stabilire le coordinate di politica estera, ha ricordato che esistono numerose risoluzioni ONU in cui è chiaramente menzionato il fatto che, fino a quando le parti in conflitto non arriveranno ad un accordo, cioè gli israeliani e i palestinesi, non sarà spostata a Gerusalemme alcun’ambasciata. Inoltre, anche l’Unione Europea segue una strategia simile molto chiara: fino a quando non sarà chiarito lo statuto di Gerusalemme, nessuno stato membro sposterà la propria ambasciata — ha concluso il presidente Iohannis.
Bogdan Matei, 24.04.2018, 13:00
Una discussione di principio sul tema dell’eventuale spostamento dell’Ambasciata di Romania da Tel Aviv a Gerusalemme non è sbagliata — ha detto, lunedì, il presidente Klaus Iohannis, il quale ha insistito, però, che bisogna rispettare la legislazione internazionale in questo campo. Il capo dello stato, tra le cui prerogative costituzionali c’è anche quella di stabilire le coordinate di politica estera, ha ricordato che esistono numerose risoluzioni ONU in cui è chiaramente menzionato il fatto che, fino a quando le parti in conflitto non arriveranno ad un accordo, cioè gli israeliani e i palestinesi, non sarà spostata a Gerusalemme alcun’ambasciata. Inoltre, anche l’Unione Europea segue una strategia simile molto chiara: fino a quando non sarà chiarito lo statuto di Gerusalemme, nessuno stato membro sposterà la propria ambasciata — ha concluso il presidente Iohannis.
Le sue precisazioni giungono dopo che, da giovedì sera, il tema dell’ambasciata romena in Israele ha acceso i dibattiti pubblici a Bucarest. Non è stato il premier Viorica Dăncilă, ma l’uomo forte della coalizione governativa PSD-ALDE, il leader socialdemocratico Liviu Dragnea, ad annunciare, nello studio di una televisione privata, che l’Esecutivo ha siglato già un memorandum relativo all’avvio delle procedure per lo spostamento dell’ambasciata. Questo gesto, è del parere il presidente della Camera dei Deputati, avrebbe un importante valore simbolico per uno stato influente e forte, com’è Israele, ma anche per gli Stati Uniti, alleato e partner strategico della Romania che ha deciso già di spostare la propria ambasciata.
Non possiamo paragonare la situazione della Romania a quella degli Stati Uniti, che sono il maggiore potere politico ed economico del pianeta — ha sottolineato però il presidente. Egli ha ammonito che una mossa del genere porrebbe semplicemente fine a oltre mezzo secolo di diplomazia seria e di successo nel Medio Oriente”. Ed è vero che Bucarest ha svolto, per tradizione, un ruolo speciale nella regione. La Romania è stato l’unico stato dietro la Cortina di Ferro che, alla fine degli anni ‘60, non ha seguito l’ordine di Mosca di interrompere i rapporti diplomatici con Israele, però ha mantenuto, allo stesso tempo, rapporti eccellenti con l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina di Yasser Arafat. Il dittatore Nicolae Ceauşescu voleva essere un attore internazionale di rilievo ed ha avuto addirittura la pretesa di poter mediare fra le due parti. Tutti i presidenti romeni post-comunisti hanno visitato, a loro turno, sia Israele, dove vivono centinaia di migliaia di ebrei oriundi dalla Romania, che i territori palestinesi, dove ci sono numerosi laureati delle università romene.
Dopo l’annuncio di Dragnea, il ministero degli Esteri ha precisato che lo spostamento dell’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme si trova in un processo di valutazione e analisi che è appena iniziato. Le pratiche, ha precisato ancora la diplomazia di Bucarest, includeranno consultazioni con tutte le istituzioni e le persone competenti in materia. Il PNL, il principale partito dell’opposizione di destra, ha chiesto già che sia ascoltato il ministro Teodor Meleşcanu nelle Commissioni di politica estera del Parlamento, per avere i chiarimenti necessari in una questione assai sensibile come questa.