Diritti umani: la Romania vista dal Dipartimento di Stato americano
Il Dipartimento di Stato americano ha reso pubblico il rapporto annuo sull’osservanza dei diritti dell’uomo nel mondo. Nel capitolo dedicato alla Romania, si nota, nel 2020, la persistenza di alcuni problemi relativi a trattamenti crudeli, inumani o degradanti, la corruzione ampliamente diffusa, le indagini deficitarie sulle violenze nei confronti delle donne e gli atti di violenza contro i disabili istituzionalizzati o contro i membri di alcune minoranze etniche.
Leyla Cheamil, 01.04.2021, 12:13
Il Dipartimento di Stato americano ha reso pubblico il rapporto annuo sull’osservanza dei diritti dell’uomo nel mondo. Nel capitolo dedicato alla Romania, si nota, nel 2020, la persistenza di alcuni problemi relativi a trattamenti crudeli, inumani o degradanti, la corruzione ampliamente diffusa, le indagini deficitarie sulle violenze nei confronti delle donne e gli atti di violenza contro i disabili istituzionalizzati o contro i membri di alcune minoranze etniche.
Secondo il rapporto, il sistema giudiziario ha fatto sforzi per rinviare a giudizio e condannare ufficialmente coloro che hanno commesso abusi, però le autorità non dispongono di meccanismi efficaci in tal senso. Alcune tra le persone che hanno commesso abusi contro i diritti umani continuano a non essere punite. Anche l’anno scorso, si nota nel documento, sono stati segnalati numerosi casi di corruzione delle autorità. Le tangenti continuano a essere un fenomeno abituale nel settore pubblico, soprattutto in quello sanitario. La Direzione Nazionale Anticorruzione (DNA) ha indagato ancora politici e funzionari dell’amministrazione. È menzionato il fascicolo in cui è accusata di tangenti l’ex ministra della Salute e manager di ospedale Sorina Pintea, la quale, a febbraio 2020, è stata colta in flagrante dai procuratori DNA, dopo che avrebbe preso tangenti per un presunto contratto di costruzione di sale operatorie.
Secondo il Rapporto del Dipartimento di Stato, più poliziotti e gendarmi sono stati assolti da accuse di bastonate e altri trattamenti crudeli, inumali o degradanti, mentre i cittadini romeni in generale non rispettano la polizia, in quanto la percepiscono come corrotta e inefficace. Il rapporto attira l’attenzione che, dopo le manifestazioni anticorruzione del 2018 a Bucarest, nonostante le 770 querele in cui si lamenta l’uso eccessivo della forza contro i protestatari pacifici, i colpevoli non sono stati finora puniti. Si nota, inoltre, la violenza contro le donne e l’incoerenza delle decisioni giudiziarie. Si accenna a rapporti di alcune organizzazioni non-governative in cui sono menzionati poliziotti che hanno cercato di scoraggiare vittime di stupri a sporgere querela e che a volte hanno persino rifiutato di registrare simili querele.
D’altra parte, nel 2020, in Romania si sono verificati anche atti di antisemitismo. Il documento del Dipartimento di Stato accenna all’Istituto Elie Wiesel per lo Studio dell’Olocausto in Romania, secondo il quale ci sono stati ancora casi in cui strade, organizzazioni, scuole o biblioteche sono state intitolate a persone condannate per crimini di guerra o crimini contro l’umanità. Sempre secondo le osservazioni dell’Istituto Elie Wiesel, su internet hanno circolato materiali di promozione di idee antisemitiche e di glorificazione della Legione dell’Arcangelo Michele, l’estrema destra nel periodo interbellico.
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