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Dimissioni del ministro dell’Istruzione

E’ vacante da ieri la carica di minsitro dell’Istruzione nel governo PSD-ALDE, il seguito alle dimissioni di Valentin Popa, il cui nome già circolava in vista di un eventuale rimpasto che potrebbe avvenire il mese prossimo. Ingegnere, professore universitario, rettore dell’Università di Suceava, Popa è stato insediato ai primi dell’anno, insieme alla compagine presieduta dalla collega socialdemocratica Viorica Dancila. E’ il secondo ministro a rassegnare le dimissioni, dopo quelle dell’ex titolare della Ricerca, Nicolae Burnete, il quale se ne era andato a fine agosto senza troppe spiegazioni. Secondo le speculazioni mediatiche, Burnete era scontento degli scarsi fondi concessi al suo settore e, comunque, sarebbe stato anche lui nel mirino del possibile rimpasto. Invece, le dimissioni di Popa hanno provocato rumore.

Dimissioni del ministro dell’Istruzione
Dimissioni del ministro dell’Istruzione

, 28.09.2018, 11:15

E’ vacante da ieri la carica di minsitro dell’Istruzione nel governo PSD-ALDE, il seguito alle dimissioni di Valentin Popa, il cui nome già circolava in vista di un eventuale rimpasto che potrebbe avvenire il mese prossimo. Ingegnere, professore universitario, rettore dell’Università di Suceava, Popa è stato insediato ai primi dell’anno, insieme alla compagine presieduta dalla collega socialdemocratica Viorica Dancila. E’ il secondo ministro a rassegnare le dimissioni, dopo quelle dell’ex titolare della Ricerca, Nicolae Burnete, il quale se ne era andato a fine agosto senza troppe spiegazioni. Secondo le speculazioni mediatiche, Burnete era scontento degli scarsi fondi concessi al suo settore e, comunque, sarebbe stato anche lui nel mirino del possibile rimpasto. Invece, le dimissioni di Popa hanno provocato rumore.

In Transilvania, dove vive la maggioranza della comunità ungherese di Romania, che riunisce circa 1,2 milioni di persone, i maestri delle scuole elementari di questa etnia erano scesi in sciopero bianco, decisi a continuare la protesta fino all’abrogazione del decreto governativo in base al quale, alle classi primarie in cui gli alunni studiano in ungherese, il corso di lingua romena doveva essere tenuto da insegnanti di romeno. Il leader dell’Unione Democratica Magiari di Romania (UDMR), Kelemen Hunor, ha incluso l’argomento sull’agenda della sua formazione politica, la più importante della comunità, e ha sollecitato la revoca di Popa in mancanza della quale – ha ammonito – il protocollo di collaborazione parlamentare tra l’Unione e la maggioranza PSD-ALDE rimane sospeso.

La lingua romena e la Romania non sono negoziabili – ha replicato Popa, spiegando di essersi dimesso proprio perchè in disaccordo con la richiesta dell’UDMR di modificare il decreto. Una decisione corretta quella di dimettersi, ha detto invece Kelemen, aggiungendo che Popa doveva assumersi le conseguenze delle misure che avrebbero confuso decine di migliaia di alunni, insegnanti e genitori. Dalla maggioranza, il leader dell’ALDE Calin Popescu Tariceanu afferma di non essere a conoscenza dei motivi che hanno portato alle dimissioni, ma che il leader dell’UDMR gli aveva già comunicato la sua scontentezza sul modo in cui il romeno doveva essere insegnato nelle classi in lingua materna.

Dall’opposizione, i liberali ritengono le dimissioni del ministro non come un gesto d’onore, bensì di incapacità e incompetenza, sostenendo che chiunque gli subentrerà dovrà assumere una successione pesante. I commentatori ritengono puramente politici i motivi delle dimissioni di Popa. Grazie al suo peso parlamentare di circa il 6%, l’UDMR è stata spesso associata, da oltre 20 anni, ai governi di coalizione di destra o di sinistra. Quando non fa parte della squadra di governo, l’UDMR appoggia, al solito, la maggioranza. E per l’uomo forte della coalizione, il leader socialdemocratico Liviu Dragnea, i voti dei parlamentari ungheresi potrebbero diventare vitali, sullo sfondo delle diserzioni sempre più frequenti dal proprio partito. E non a caso, ritengono i commentatori, Popa si è dimesso subito dopo un colloquio a quattr’occhi con Dragnea.

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