Difesa: conclusioni dopo il Consiglio NATO-Russia
Quattro ore di colloqui a Bruxelles e nessuna misura concreta per risolvere la crisi provocata dalle pretese di Mosca di ricevere delle cosiddette garanzie per la propria sicurezza — è, in breve, la conclusione del Consiglio NATO-Russia di ieri. La Russia smentisce il suo intento di invadere l’Ucraina, però afferma di volere, tra l’altro, fermare l’espansione della NATO e che siano ritirate le forze alleate dai Paesi dell’Europa Centrale e Orientale che si sono affiancate alla NATO dopo il 1997.
Stando al segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, i colloqui appena conclusi a Bruxelles sono stati utili, le due parti ne avranno anche altri, però gli alleati rifiutano qualsiasi compromesso sui loro principi fondamentali, compreso quello legato all’integrità territoriale di ciascun Paese dell’Europa. Di conseguenza, la Russia è stata informata che è escluso ogni negoziato sulla sua richiesta che l’Alleanza fermi l’adesione di nuovi stati. Ha ricevuto un “no” fermo anche per quanto riguarda il suo desiderio che la NATO ritiri le sue truppe dagli stati membri, lasciando praticamente indifesa questa zona.
D’altronde, la NATO, tramite Jens Stoltenberg, ha spiegato che l’intero concetto di difesa e deterrenza e, quindi, le esercitazioni e la presenza militare della NATO nella zona orientale dell’Alleanza sono state e sono tuttora una risposta all’atteggiamento sempre più aggressivo della Russia e a una sua evidente disponibilità a far uso della forza per modificare i confini dei Paesi vicini. Nel contesto, Mosca è stata informata che, se entra nuovamente in Ucraina, oltre alle sanzioni politiche ed economiche imposte nei confronti della Russia, gli alleati offriranno anche sostegno a Kiev. Perciò, la NATO ha ripreso l’esortazione al ritiro dei soldati russi dispiegati, negli ultimi mesi, ai confini con l’Ucraina. L’unica eventuale concessione fatta a Mosca sarebbe quella di non utilizzare in Europa certi tipi di missili.
Il vicesegretario generale della NATO, il romeno Mircea Geoană, ha spiegato, però, che i cosiddetti sistemi scudo in Romania e Polonia non rientrano in questa categoria: Non possono operare come armi offensive contro la Federazione Russa e, perciò, non potranno fare parte di un potenziale accordo del genere. Esiste, allo stesso tempo, un’importante mobilitazione di missili di diverse capacità, comprese alcune di ultima generazione, da parte della Federazione Russa, nei pressi del territorio della NATO. Questa cosa è un argomento che ci preoccupa.”
In Romania, all’incontro annuale con i capi delle missioni diplomatiche accreditati a Bucarest, il presidente Klaus Iohannis ha dichiarato che aumentare la presenza militare americana nel Paese resta un obiettivo importante, di fronte alle recenti sfide alla sicurezza, essendo ovvio che la Romania ha bisogno di un’azione più forte di deterrenza e difesa. In più, nell’opinione di Klaus Iohannis, i recenti sviluppi relativi alla sicurezza che possono intaccare lo spazio euroatlantico hanno riconfermato l’importanza fondamentale dei rapporti transatlantici.
Roxana Vasile, 13.01.2022, 13:03