Decisione nel dossier Dragnea
Continuano i problemi con la Giustizia dell’uomo forte del Potere di Bucarest. Lunedì, l’Alta Corte di Cassazione e Giustizia ha respinto la contestazione che era stata inoltrata dal presidente del PSD e della Camera dei Deputati, Liviu Dragnea, contro la condanna a due anni di carcere con sospensione ricevuta l’anno scorso nel dossier sul “Referendum”. La decisione è definitiva.
Bogdan Matei, 25.04.2017, 14:08
Continuano i problemi con la Giustizia dell’uomo forte del Potere di Bucarest. Lunedì, l’Alta Corte di Cassazione e Giustizia ha respinto la contestazione che era stata inoltrata dal presidente del PSD e della Camera dei Deputati, Liviu Dragnea, contro la condanna a due anni di carcere con sospensione ricevuta l’anno scorso nel dossier sul “Referendum”. La decisione è definitiva.
Dragnea è stato condannato perché nel 2012, prima e dopo lo svolgimento del referendum per la destituzione di Traian Băsescu dalla carica di presidente della Romania, ha creato, nella sua veste di segretario generale del PSD, un sistema volto a capovolgere il risultato del voto, affinché potesse essere ottenuto il quorum necessario per la destituzione. Alla fine, il quorum non è stato raggiunto, il referendum è stato invalidato, Băsescu è rimasto in carica, mentre Dragnea si è attirato una condanna. Lo scorso febbraio, egli ha avviato le pratiche per la riapertura del processo, inoltrando al tribunale una contestazione contro l’espiazione della pena, una sollecitazione straordinaria di attacco.
I suoi avvocati hanno chiesto al tribunale di cancellare la sentenza nel dossier sul “Referendum”, argomentando che due giudici del completo si erano pensionate prima di redigere la motivazione e che al loro posto ha firmato qualcun altro. Gli avvocati hanno inoltre lamentato che è stata superata la scadenza legale di 30 giorni per redigere la motivazione nello stesso dossier. Sono passati ormai 10 mesi e io non ho questa motivazione e ciò vuol dire che la decisione non è completa” — affermava allora Dragnea.
La decisione di lunedì dell’Alta Corte di Cassazione e Giustizia rende ancora più fragile la situazione del presidente PSD. Il 15 luglio scorso, i procuratori DNA lo hanno rinviato a giudizio per istigazione all’abuso d’ufficio e alla contraffazione, nel dossier in cui è accusato, assieme all’ex moglie, Bombonica Prodana, per reati commessi mentre ricopriva l’incarico di presidente del Consiglio Provinciale Teleorman. Stando agli inquirenti, Dragnea avrebbe determinato più dipendenti della Direzione Assistenza Sociale ad assumere, formalmente, due persone, membri dell’organizzazione PSD Teleorman, le quali sono state pagate da fondi pubblici, sebbene lavorassero esclusivamente per il partito.
I commentatori segnalano che, secondo la legislazione penale romena, nel caso di una condanna in questo nuovo dossier, Dragnea rischia di scontare anche la pena di due anni di carcere, ricevuti inizialmente con sospensione. Ciò lo farebbe uscire definitivamente dalla scena politica che domina in maniera categorica dopo le politiche dell’11 dicembre 2016.
Con Dragnea a capo, il PSD ha ottenuto allora il 45% dei voti, il miglior risultato elettorale della sinistra negli ultimi 25 anni. La struttura e il programma del Governo formato dal PSD assieme al partner junior ALDE e presieduto dal socialdemocratico Sorin Grindeanu sono l’espressione della volontà di Dragnea. Proprio quando è arrivato all’apice della sua carriera politica, il leader socialdemocratico è — dicono gli analisti — più vulnerabile che mai. (tr. G.P.)