Crisi politica a Chisinau
Epilogo già prevedibile da qualche giorno, la sfiducia inoltrata dall’opposizione di sinistra, filorussa, del Parlamento di Chisinau ha portato alla caduta del governo tripartito, dichiaratamente filouropeo. 65 deputati dei 101 hanno sfiduciato il gabinetto formato dai partiti liberal-democratico, democratico e liberale e presieduto dal neoeletto leader del primo, Valeriu Strelet. Gli iniziatori, i socialisti e i comunisti, controllano solo 44 seggi, però accanto a loro hanno votato anche i democratici, anche se parte della compagnie governativa.
Bogdan Matei, 30.10.2015, 12:03
Epilogo già prevedibile da qualche giorno, la sfiducia inoltrata dall’opposizione di sinistra, filorussa, del Parlamento di Chisinau ha portato alla caduta del governo tripartito, dichiaratamente filouropeo. 65 deputati dei 101 hanno sfiduciato il gabinetto formato dai partiti liberal-democratico, democratico e liberale e presieduto dal neoeletto leader del primo, Valeriu Strelet. Gli iniziatori, i socialisti e i comunisti, controllano solo 44 seggi, però accanto a loro hanno votato anche i democratici, anche se parte della compagnie governativa.
Accusato di incompetenza e corruzione, il premier ha sostenuto che, tramite la sfiducia, la sinistra tenta di destabilizzare la repubblica e dirottarla dal percorso dell’integrazione europea. Però non ha convinto nemmeno i partner della coalizione. Così, a Chisinau esce di scena il terzo governo in meno di un anno. A loro volta minati dall’interno, cariati dalla corruzione e contestati con veemenza dall’opposizione, dai media e dalla società civile, i gabinetti presieduti da Iurie Leanca e Chiril Gaburici hanno lasciato a Strelet, investito nell’incarico il 30 luglio, uno stato sull’orlo dell’implosione.
Dopo che lo scorso anno era quotata come premiante del Partenariato orientale e aveva firma accordi di associazione e libero scammbio con l’UE, il cui membro aspira di diventare nel 2020, la Moldova non riceve più ora assistenza finanziaria da Bruxelles e non è più legata da un accordo con il FMI. Per i partner esterni, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la scomparsa dal sistema bancario della repubblica di un miliardo di dollari. Accusato di coinvolgimento diretto in questo affare allucinante e non ancora chiarito, l’ex premier liberal-democratico Vlad Filat è stato arrestato. Insieme a lui, l’intera classe politica sembra irremediabilmente comproessa.
In Romania, che aveva appena concesso allo stato confinante un prestito di 150 milioni di euro, la lunga crisi politica della Moldova è recepita con stupore e amarezza. Il presidente Klaus Iohannis ha detto, subito dopo la sfiducia al governo, che il percorso europeo della Moldova deve continuare e che la Romania concederà il suo pieno sostegno a questo obiettivo. Il Ministero degli Esteri di Bucarest menziona, a sua volta, che la stabilità politica in Moldova è essenziale, nel contesto complesso dell’est europeo.
Stando alla Costituzione, dopo la sfiducia, il governo Strelet adempie solo a funzioni amministrative per gli affari correnti, e la scadenza per la formazione di un nuovo esecutivo è di tre mesi. Se in questo periodo non è votato un altro governo, il presidente Nicolae Timofti può sciogliere il parlamento e convocare elezoni politiche anticipate. La coalizione divisa ha già annunciato di essere pronta a negoziare la formazione di un nuovo governo. Però nessun analista di Chisinau concede troppe chance a una simile formula, dopo che la coesione e la fiducia reciproca tra i partiti coinvolti sono andate a pezzi.