Covid-19: saranno efficaci le nuove restrizioni?
Da lunedì, sono scattate in Romania nuove restrizioni, volte a contenere il numero dei contagi dal nuovo coronavirus, che ha raggiunto cifre preoccupanti. La mascherina protettiva è d’obbligo in tutto il Paese, negli spazi pubblici chiusi e aperti, le lezioni si svolgono esclusivamente online, i negozi chiudono entro le ore 21:00 ed è vietato spostarsi di notte, con alcune eccezioni. Misure simili o anche più dure hanno adottato più stati, nel contesto della pandemia che sta imperversando in tutto il mondo. Le autorità romene auspicano di contenere il numero dei contagi, per dare al sistema sanitario la possibilità di far fronte alla situazione, soprattutto per quanto riguarda i reparti di terapia intensiva. Ma quanto efficaci saranno queste misure? Una risposta la possono dare solo gli specialisti, che si basano sullo studio delle pandemie, sull’esperienza accumulata quest’anno e su modelli matematici e calcoli predittivi specifici.
Eugen Coroianu, 10.11.2020, 12:42
Uno di loro è Octavian Jurma, medico epidemiologo e ricercatore a Timişoara (ovest), città molto colpita dall’epidemia ultimamente. E’ stato invitato alla radio pubblica e la sua principale conclusione è che le restrizioni entrate in vigore non bastano per determinare un calo consistente dei contagi dal COVID-19, ma bisogna applicare misure più dure. “Anche se fossero state prese misure complete, al massimo livello, avremmo avuto lo stesso altre due settimane di crescita. E’ come un rubinetto che si chiude, ma l’acqua continua a scorrere per un certo periodo. Queste misure non mirano a fermare del tutto il rubinetto, ma rallentare abbastanza lo scorrere, nella speranza che il sistema sanitario possa reggere, però la capacità del sistema è già superata almeno due volte. Questa settimana arriveremo a oltre 12.000 contagi, mentre la settimana prossima probabilmente a 15.000“, spiega il medico.
Octavian Jurma ha sostenuto che la soluzione migliore sarebbe stata il lockdown totale secondo il modello applicato in alcuni Paesi europei, che avrebbe potuto portarci nel periodo delle feste natalizie a meno di 2.000 casi al giorno. Un’altra misura proposta è testare la popolazione. “E’ meno costoso testare qualcuno e mandarlo al lavoro che tenerlo in isolamento 14 giorni e pagargli il congedo per malattia. Stiamo parlando dei test rapidi meno sensibili, ma che a livello di massa possono garantire un ritorno nell’economia, però devono essere affiancati da un periodo minimo di quarantena. Almeno se riuscissimo a fare i test in base alle indagini epidemiologiche. Non sono più sottoposti ai test i contatti diretti, bisogna che la persona presenti almeno tre sintomi per farle il tampone. E’ questo il motivo per cui una su tre persone è rilevata positiva. La situazione è completamente fuori controllo“, aggiunge Octavian Jurma. Per quanto riguarda un possibile vaccino, il medico romeno è del parere che non sarà disponibile prima del mese di aprile, quando arriverà in quantità limitate.