Covid-19: Romania, permane pressione su ospedali
Permane la pressione sugli ospedali romeni, che devono far fronte ad un gran numero di ricoveri, con la situazione più grave nelle terapie intensive sovraffollate. Le misure restrittive imposte dalle autorità cominciano a far vedere gli effetti, cosicchè la curva epidemiologica prosegue la discesa. Tuttavia, anche se il numero dei nuovi contagi sia dimezzato rispetto ad una settimana fa, gli ospedali sono pieni di pazienti affetti dal Covid-19.
Leyla Cheamil, 16.11.2021, 11:16
La direttrice dell’Istituto Marius Nasta di Bucarest, Beatrice Mahler, richiama l’attenzione sulle conseguenze della malattia a lungo termine. Purtroppo, molti pazienti necessitano di assistenza anche dopo aver superato il Covid. Si tratta di due categorie di pazienti. Alcuni sono stati ricoverati in ospedale e rimangono con reliquati, per cui, a causa dei disturbi polmonari, necessitano assolutamente di recupero respiratorio, cure post-Covid e ossigeno in più. La seconda categoria, purtroppo abbastanza numerosa, è quella delle persone rimaste a casa per 14 giorni che, in seguito all’evoluzione sfavorevole, arrivano in ospedale con gravi disturbi polmonari, spiega il medico Beatrice Mahler, aggiungendo che una popolazione informata è una popolazione responsabile, che ha bisogno di centri di test gratuiti – diagnosi, vaccinazione e informazione.
I medici sottolineano che la vaccinazione deve rimanere il più importante metodo nella prevenzione del contagio. I dati del Comitato Nazionale di Coordinamento della Vaccinazione indicano che solo il 23% degli abitanti negli ambienti rurali somo immunizzati rispetto a oltre il 38% in quelli urbani e a più del 40% nelle grandi città.
Intanto, l’Unione Europea riconosce da ieri i certificati di vaccinazione anti-Covid-19 rilasciati dalle autorità della Repubblica di Moldova, Serbia, Georgia e Nuova Zelanda. A loro volta, i quattro paesi accetteranno la certificazione verde europea per le persone in arrivo dallo spazio comunitario. Il commissario europeo all’Allargamento, Oliver Varhelyi, ha precisato che attualmente 49 Paesi e territori di cinque continenti sono connessi al sistema della certificazione digitale Covid dell’Unione. Siamo stati accanto ai nostri partner nella lotta alla pandemia e continueremo a lavorare insieme per aprire in sicurezza, ha detto Oliver Varhelyi.