Covid-19: Romania, moniti dall’OMS
La situazione negli ospedali romeni è drammatica e servono misure sanitarie urgenti per proteggere soprattutto le persone vulnerabili. È la conclusione di una delegazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che si è recata a Bucarest, ha visitato alcune strutture sanitarie del Paese ed ha incontrato i membri delle commissioni parlamentari per la salute del Senato e della Camera dei Deputati. La vaccinazione è la principale soluzione per prevenire nuove ondate d’infezione, ma è importante anche osservare le misure sanitarie e garantire una comunicazione chiara e coerente, di modo che le informazioni arrivino correttamente alla popolazione — ha sottolineato Heather Papowitz, crisis manager dell’OMS per la Romania.
“La cosa più importante è portare tutte le persone coinvolte allo stesso tavolo, in modo da avere un unico piano e una sola voce per controllare la pandemia. L’azione necessaria e immediata è fermare questa ondata e diminuire il tasso di mortalità. Il percorso per la cura del malato parte dalla sua casa, al sistema di concessione di assistenza medica primaria, al pronto soccorso, ospedale e reparto di terapia intensiva. L’importante è non arrivare nella situazione in cui la vita dei pazienti sia messa in pericolo”, ha dichiarato Heather Papowitz.
Dal canto suo, l’ex rappresentante della Romania all’OMS, Alexandru Rafila, ha dichiarato che a Bucarest sono stati fatti errori di comunicazione in merito al certificato verde COVID, perché non è stato spiegato che cosa è questo documento e che esso non presuppone esclusivamente la vaccinazione. Secondo Rafila, in Romania si fanno pochi test rispetto ad altri Paesi che hanno un numero più o meno uguale di casi, ma fanno “cinque o dieci volte più test”.
“Dunque, è ovvio che c’è un problema, una limitazione dell’accesso ai tamponi. Il certificato verde è un argomento sensibile in Romania, è la verità, ma ciò non vuol dire che non dobbiamo discuterne. Preferirei che cessassero queste posizioni pro e contro. Bisogna spiegare perché è utile, che è una misura di protezione individuale, è una misura di protezione della comunità e che è accettabile se lo stato sostiene i due elementi — vaccinazione e accesso ai test”, ha sottolineato il medico.
D’altra parte, a livello mondiale, l’OMS ha ammonito che l’Europa si trova di nuovo “nell’epicentro” della pandemia da COVID 19, e il continente potrebbe registrare un altro mezzo milione di decessi fino a febbraio se la tendenza si mantiene. Anche in tal caso, l’insufficiente tasso di vaccinazione è responsabile per la crescita. Secondo i dati ufficiali, c’è stato un calo delle inoculazioni sull’intero continente negli ultimi mesi. Le situazioni più complicate si verificano al momento nei Paesi dell’est europeo che hanno una scarsa copertura vaccinale — ha annunciato l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Daniela Budu, 05.11.2021, 12:15
La situazione negli ospedali romeni è drammatica e servono misure sanitarie urgenti per proteggere soprattutto le persone vulnerabili. È la conclusione di una delegazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che si è recata a Bucarest, ha visitato alcune strutture sanitarie del Paese ed ha incontrato i membri delle commissioni parlamentari per la salute del Senato e della Camera dei Deputati. La vaccinazione è la principale soluzione per prevenire nuove ondate d’infezione, ma è importante anche osservare le misure sanitarie e garantire una comunicazione chiara e coerente, di modo che le informazioni arrivino correttamente alla popolazione — ha sottolineato Heather Papowitz, crisis manager dell’OMS per la Romania.
“La cosa più importante è portare tutte le persone coinvolte allo stesso tavolo, in modo da avere un unico piano e una sola voce per controllare la pandemia. L’azione necessaria e immediata è fermare questa ondata e diminuire il tasso di mortalità. Il percorso per la cura del malato parte dalla sua casa, al sistema di concessione di assistenza medica primaria, al pronto soccorso, ospedale e reparto di terapia intensiva. L’importante è non arrivare nella situazione in cui la vita dei pazienti sia messa in pericolo”, ha dichiarato Heather Papowitz.
Dal canto suo, l’ex rappresentante della Romania all’OMS, Alexandru Rafila, ha dichiarato che a Bucarest sono stati fatti errori di comunicazione in merito al certificato verde COVID, perché non è stato spiegato che cosa è questo documento e che esso non presuppone esclusivamente la vaccinazione. Secondo Rafila, in Romania si fanno pochi test rispetto ad altri Paesi che hanno un numero più o meno uguale di casi, ma fanno “cinque o dieci volte più test”.
“Dunque, è ovvio che c’è un problema, una limitazione dell’accesso ai tamponi. Il certificato verde è un argomento sensibile in Romania, è la verità, ma ciò non vuol dire che non dobbiamo discuterne. Preferirei che cessassero queste posizioni pro e contro. Bisogna spiegare perché è utile, che è una misura di protezione individuale, è una misura di protezione della comunità e che è accettabile se lo stato sostiene i due elementi — vaccinazione e accesso ai test”, ha sottolineato il medico.
D’altra parte, a livello mondiale, l’OMS ha ammonito che l’Europa si trova di nuovo “nell’epicentro” della pandemia da COVID 19, e il continente potrebbe registrare un altro mezzo milione di decessi fino a febbraio se la tendenza si mantiene. Anche in tal caso, l’insufficiente tasso di vaccinazione è responsabile per la crescita. Secondo i dati ufficiali, c’è stato un calo delle inoculazioni sull’intero continente negli ultimi mesi. Le situazioni più complicate si verificano al momento nei Paesi dell’est europeo che hanno una scarsa copertura vaccinale — ha annunciato l’Organizzazione Mondiale della Sanità.