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Costituzione: verso conclusione dibattitti su revisione

“Ho l’impressione che le cose vadano in una buona direzione e verso una normalità assolutamente europea”. Lo dichiarava, di recente, Kelemen Hunor, il presidente dell’Unione Democratica Magiara di Romania (allopposizione), accennando ai dibattiti sulla revisione della Costituzione. Hunor notava la grande velocità di lavoro della commissione parlamentare incaricata di elaborare le modifiche alla Legge fondamentale e definiva la collaborazione con gli esponenti dell’Unione Social-liberale — la coalizione di centro-sinistra al governo — “aperta” e ricettiva”. Il Partito Democratico-liberale, all’opposizione, non ha esitato, invece a lanciare moniti su un’eventuale segnalazione alla Commissione di Venezia, mentre il Partito del Popolo-Dan Diaconescu, sempre all’opposizione, ha deciso di ritirare i suoi rappresentanti dalla Commissione di revisione, chiamando i dibattiti “una mascherata”.

Costituzione: verso conclusione dibattitti su revisione
Costituzione: verso conclusione dibattitti su revisione

, 17.06.2013, 14:03

“Ho l’impressione che le cose vadano in una buona direzione e verso una normalità assolutamente europea”. Lo dichiarava, di recente, Kelemen Hunor, il presidente dell’Unione Democratica Magiara di Romania (allopposizione), accennando ai dibattiti sulla revisione della Costituzione. Hunor notava la grande velocità di lavoro della commissione parlamentare incaricata di elaborare le modifiche alla Legge fondamentale e definiva la collaborazione con gli esponenti dell’Unione Social-liberale — la coalizione di centro-sinistra al governo — “aperta” e ricettiva”. Il Partito Democratico-liberale, all’opposizione, non ha esitato, invece a lanciare moniti su un’eventuale segnalazione alla Commissione di Venezia, mentre il Partito del Popolo-Dan Diaconescu, sempre all’opposizione, ha deciso di ritirare i suoi rappresentanti dalla Commissione di revisione, chiamando i dibattiti “una mascherata”.



I dibattiti sui temi delicati hanno continuato ad essere accesi, portando a prese di posizione che si sono propagate inclusivamente nello spazio pubblico. Nella forma attuale, il progetto di modifica della Costituzione prevede, tra l’altro, che il presidente abbia un ruolo di pura decorazione, e il Parlamento abbia poteri maggiori; che il mandato presidenziale sia di 4 anni (rispetto agli attuali 5); che sulla bandiera nazionale sia reinserito, dopo 23 ani, lo stemma; o che i media debbano dichiarare pubblicamente i propri azionisti. Per quanto riguarda il trasformismo politico, una tara della società romena post-rivoluzionaria, il mandato di un parlamentare cesserebbe nel momento in cui si dimetterebbe dal partito sulle liste del quale è stato eletto. Allo stesso tempo, è riconosciuto il ruolo storico della Real Casa della Romania, delle minoranze nazionali, della Chiesa Ortodossa e degli altri culti religiosi nella costituzione e nell’ammodernamento dello stato romeno.



Non viene però menzionato niente sul Parlamento unicamerale che sostituisca quello attuale, bicamerale. La proposta della società civile sul parlamento unicamerale, abbracciata dalla maggioranza dei romeni che si sono presentati alle urne al referendum del 2009 su questo tema, non è stata considerata dalla commissione di revisione della Costituzione. Su questo argomento è tornato, invece, la scorsa settimana, il presidente Traian Basescu, che ha avviato la procedura per una nuova consultazione popolare sul tema del unicameralismo, nella prospettiva di un’eventuale modifica della Costituzione. Di conseguenza, dopo la redazione di un rapporto dalle commissioni giuridiche del Parlamento sulla richiesta di Traian Basescu, esso sarà esaminato, il 18 o il 19 giugno, nella plenaria. Una volta ricevuto il via libera del Parlamento, che ha solo valore consultivo, il capo dello stato ha 30 giorni a disposizione per annunciare al Governo la data del referendum al quale i romeni sarebbero chiamati a dire se vogliono o meno un Parlamento unicamerale con 300 eletti.



“Il presidente, se vuole referendum, farà il referendum. Ma, finchè il presidente del Paese non interviene direttamente ed incostituzionalmente nell’attività del Governo, in Romania non ci sarà più una crisi politica interna”, ha dato assicurazioni il premier Victor Ponta, cercando di scacciare ogni dubbio, dopo lo scandalo politico dell’anno scorso generato dal tentativo dell’Unione Social-liberale di sospendere dall’incarico il capo dello stato.

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