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Corruzione: condannato ex ministro

A quasi 5 anni dallo scoppio dello scandalo, quando l’oblio sembrava essere calato per sempre sul suo fascicolo, l’ex ministro della Gioventù e dello Sport, Monica Iacob Ridzi è stata condannata, ieri, a 5 anni di reclusione con esecuzione, sotto l’accusa di abuso d’ufficio. Pene detentive con esecuzione hanno ricevuto anche due collaboratori della Ridzi, mentre ad altri 9 sono state inflitte pene detentive con sospensione. Le sentenze non sono definitive e possono essere impugnate, ma gli specialisti affermano che è improbabile che siano cambiate da un altro tribunale. L’ex ministro è accusato che avrebbe attribuito contratti senza gara a certe ditte private e che avrebbe speso somme esorbitanti per organizzare la Festa dei Giovani il 2 maggio del 2009. Dopo l’avvio delle indagini, la Ridzi avrebbe intervenuto per far cancellare dai computer del Ministero dati informatici e files rilevanti per l’accertamento della verità.

Corruzione: condannato ex ministro
Corruzione: condannato ex ministro

, 28.01.2014, 13:00

A quasi 5 anni dallo scoppio dello scandalo, quando l’oblio sembrava essere calato per sempre sul suo fascicolo, l’ex ministro della Gioventù e dello Sport, Monica Iacob Ridzi è stata condannata, ieri, a 5 anni di reclusione con esecuzione, sotto l’accusa di abuso d’ufficio. Pene detentive con esecuzione hanno ricevuto anche due collaboratori della Ridzi, mentre ad altri 9 sono state inflitte pene detentive con sospensione. Le sentenze non sono definitive e possono essere impugnate, ma gli specialisti affermano che è improbabile che siano cambiate da un altro tribunale. L’ex ministro è accusato che avrebbe attribuito contratti senza gara a certe ditte private e che avrebbe speso somme esorbitanti per organizzare la Festa dei Giovani il 2 maggio del 2009. Dopo l’avvio delle indagini, la Ridzi avrebbe intervenuto per far cancellare dai computer del Ministero dati informatici e files rilevanti per l’accertamento della verità.



In un periodo in cui, a prescindere dal fatto che facciano parte della maggioranza o dell’opposizione, della destra o della sinistra, decine di attuali ed ex ministri, parlamentari, prefetti o sindaci sono indagati, messi sotto accusa o condannati, il caso Ridzi può sembrare banale. Ci sono, tuttavia, una serie di dettagli che lo rendono inusuale. Innanzittutto, è per la prima volta che ad un ex dignitario donna viene inflitta una pena cosi’ dura. Poi, la sentenza è una vittoria della stampa, perchè lo scandalo è scoppiato in seguito alle rivelazioni dei reporter del quotidiano “La Gazzetta dello Sport”.



E, non in ultimo, la condanna di Monica Iacob-Ridzi smentisce le speculazioni che le Giustizia agirebbe in modo selettivo e perseguirebbe, su ordine politico, prevalentemente gli avversari del capo dello stato Traian Basescu. Attualmente deputato del Partito del Popolo — Dan Diaconescu (populistico, all’opposizione), Monica Iacob Ridzi è stata ministro nel governo democratico-liberale presieduto da Emil Boc, considerato la “cassa di risonanza” del presidente Traian Basescu. Inoltre, per tutta la durata della Festa dei Giovani del 2 maggio del 2009, trasformata in un’allucinante giornata di campagna elettorale, la Ridzi si è fatta vedere in compagnia della sua stretta amica, Elena Basescu, figlia minore del capo dello stato, candidata, all’epoca, ad un seggio di eurodeputato che avrebbe anche vinto.



A prescindere dalle speculazioni politiche o mediatiche sulla strumentalizzazione della Giustizia, la scorsa settimana altri due ex ministri hanno ricevuto pene detentive con esecuzione, sempre per abuso d’ufficio. Al liberale Tudor Chiuariu è stata inflitta una pena di tre anni e sei mesi con sospensione e a Zsolt Nagy, membro dell’Unione Democratica Magiari di Romania, 4 anni, sempre con sospensione, con l’accusa di aver approvato e partecipato al trasferimento della proprietà di un immobile sito nel centro di Bucarest dalle Poste Romene ad un privato. Stando ai procuratori, il trasferimento, siglato attraverso decisione governativa, è stato fatto attraverso falsità in documenti, ad un prezzo inferiore di 3,6 milioni di euro a quello reale.

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