Continuità nella politica estera europea
Non sono pochi i temi ricorrenti nell’agenda della diplomazia europea, dai rapporti con Londra dopo la Brexit, alle relazioni sempre più complicate con gli USA. Anche la situazione nelle zone di conflitto nei pressi dell’UE torna spesso nei colloqui tra i ministri degli Esteri degli stati membri. Lunedì, alla riunione a Bruxelles del Consiglio Affari Esteri, l’Ucraina e la Siria sono state nuovamente in primo piano. Stando al ministro degli Esteri romeno, Teodor Meleşcanu, tutti hanno concordato sulla necessità che l’Unione si impegni molto più attivamente per individuare una soluzione politica alla crisi in Siria, che dura da quasi un decennio e che ha un impatto diretto sull’Europa, soprattutto a causa delle ondate di migranti e del ritorno sul continente dei combattenti nella zona.
Bogdan Matei, 19.02.2019, 13:19
Non sono pochi i temi ricorrenti nell’agenda della diplomazia europea, dai rapporti con Londra dopo la Brexit, alle relazioni sempre più complicate con gli USA. Anche la situazione nelle zone di conflitto nei pressi dell’UE torna spesso nei colloqui tra i ministri degli Esteri degli stati membri. Lunedì, alla riunione a Bruxelles del Consiglio Affari Esteri, l’Ucraina e la Siria sono state nuovamente in primo piano. Stando al ministro degli Esteri romeno, Teodor Meleşcanu, tutti hanno concordato sulla necessità che l’Unione si impegni molto più attivamente per individuare una soluzione politica alla crisi in Siria, che dura da quasi un decennio e che ha un impatto diretto sull’Europa, soprattutto a causa delle ondate di migranti e del ritorno sul continente dei combattenti nella zona.
Il capo della diplomazia di Bucarest ha chiesto che l’Unione trasmetta nuovamente un messaggio molto chiaro relativo al rispetto della sovranità, dell’unità e dell’integrità dell’Ucraina, Paese confinante con la Romania. Stando alla corrispondente di Radio Romania a Bruxelles, c’era da attendersi che l’Unione proibisse la circolazione nello spazio comunitario e congelasse i beni degli otto cittadini russi implicati nell’incidente dell’anno scorso nello Stretto di Kerch, che si è concluso con l’arresto di alcuni marinai ucraini. Il ministro Meleşcanu ha spiegato perché queste sanzioni non sono state ancora adottate: Sono ancora esaminate a livello dell’UE, ma la principale priorità adesso sono le pratiche per la liberazione dei marinai che sono stati arrestati nello Stretto di Kerch. Probabilmente si è considerato che la principale priorità fosse la liberazione di marinai ucraini arrestati e, parallelamente, si discutesse anche delle persone coinvolte in qualche modo in questa operazione di arresto.”
Anche l’altro stato ex-sovietico confinante con la Romania, la Moldova (a maggioranza romenofona), si è ritrovato sull’agenda della riunione del Consiglio Affari Esteri dell’Unione. In Moldova sono previste, domenica, elezioni politiche e gli analisti affermano che avranno, come tutte le volte, non solo una posta in gioco politica, ma anche una geopolitica. Secondo i sondaggi sugli intenti di voto, favoriti sarebbero i socialisti filorussi del presidente Igor Dodon, con quasi il 40% dei voti, seguiti dal blocco ACUM, un consorzio elettorale della destra pro-europea, con circa il 25%, e dal Partito Democratico, di centro-sinistra, il principale partito dell’attuale governo dichiarato pro-occidentale, con il 15%. Il capo della diplomazia di Bucarest non ha nascosto la speranza che, in seguito alle elezioni, risulti una maggioranza che continui il percorso europeo di Chişinău. Il ministro ha inoltre aggiunto che, dal punto di vista della Romania, sarebbe un errore se l’Unione rinunciasse agli investimenti finanziari e politici fatti finora in Moldova.