Comunismo: 24 anni da inizio Rivoluzione a Timisoara
Da 24 anni, proprio sotto Natale e Capodanno, i romeni celebrano la libertà. A dicembre 1989, dopo 45 anni di esercizio discrezionale del potere, il regime comunista di Bucarest crollava in un mare di sangue, per far posto a una lunga e dolorosa transizione, che ha portato finalmente la Romania nella NATO e nell’UE.
Bogdan Matei, 16.12.2013, 12:15
Da 24 anni, proprio sotto Natale e Capodanno, i romeni celebrano la libertà. A dicembre 1989, dopo 45 anni di esercizio discrezionale del potere, il regime comunista di Bucarest crollava in un mare di sangue, per far posto a una lunga e dolorosa transizione, che ha portato finalmente la Romania nella NATO e nell’UE.
Tutto è cominciato il 16 dicembre a Timisoara. Da sempre più sensibile alle evoluzioni in Europa, la grande città cosmopolita dell’ovest del Paese già vibrava ai cambiamenti avvenuti in Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia o Germania dell’est, dove, sotto la pressione della strada, ma anche sotto la spinta del leader riformatore sovietico Mikhail Gorbachev, i dittatori locali avevano acconsentito a lasciare gli incarichi senza spargimento di sangue.
In uno stridente contrasto, a Bucarest, anche se sempre più isolato su piano esterno e detestato dal proprio popolo, Nicolae Ceausescu era stato appena riconfermato all’unanimità in testa al partito unico al congresso svoltosi a novembre ’89. Le frasi ditirambiche della propaganda che alimentava il culto della sua personalità erano drammaticamente contraddette dalla vita quotidiana grigia dei romeni, domiata da terrore, fame e freddo.
La Rivoluzione romena scattò con la decisione delle autorità di Timisoara di espellere dalla città lo scomodo pastore riformato ungherese Laszlo Tokes, oggi eurodeputato. Ai fedeli giunti a difendere il prete si sono affiancati centinaia di abitanti di Timisoara, di varie etnie e confessioni, che, scandendo contro la dittatura e chiedendo libertà, si sono messi in marcia verso il comitato provinciale del partito comunista. Così avvennero i primi scontri con le forze dell’ordine.
“Abbiamo sentito che era l’ora di fare qualcosa per il popolo romeno e girare la ruota della democrazia. In primo luogo, abbiamo fatto un passo verso la libertà, cioè un inizio di democrazia”, ricorda un partecipante alla rivolta.
Il regime ha reagito senza pietà e le truppe hanno aperto il fuoco contro i manifestanti inermi. Però, poco dopo, anche l’esercito, umiliato per anni dal proprio comandante supremo, che era sempre Ceausescu, ha rifiutato di continuare a obbedire agli ordini, ritirandosi nelle caserme.
Ormai controllata dai rivoluzionari, il 20 dicembre Timisoara diventava la prima città romena libera dal comunismo. La rivolta è subito dilagata anche nelle altre grandi città, per raggiungere l’apice a Bucarest, dove i romeni, convocati a un comizio gigantesco, al quale il dittatore voleva condannare quanto accaduto a Timisoara, hanno preso d’assalto la sede del comitato centrale del partito comunista. Il 22 dicembre, Ceausescu e la moglie Elena sono fuggiti in elicottero, ma vennero presi, giudicati sommariamente e giustiziati.