Colpo di gong finale nel „Galà Bute”
Per Elena Udrea, già ministro dello Sviluppo nel Governo di destra di Bucarest nel periodo 2008 — 2012, i problemi giudiziari si sono acutizzati con la sentenza definitiva nel fascicolo conosciuto col nome di Galà Bute”. È stata condannata dall’Alta Corte di Cassazione e Giustizia di Bucarest a sei anni di carcere con esecuzione e al pagamento di tre milioni di euro di risarcimenti. Udrea, rinviata a giudizio ad aprile 2015, è stata trovata colpevole di tangenti e abuso d’ufficio. Nello stesso fascicolo sono stati messi sotto inchiesta, tra l’altro, un ex presidente della Federazione Romena di Pugilato, Rudel Obreja, condannato a cinque anni di carcere con esecuzione e un ex-ministro dell’Economia, Ion Ariton, che è stato assolto. I procuratori li hanno accusati di aver utilizzato in modo illecito fondi pubblici per il finanziamento di un galà di pugilato cui ha partecipato l’ex campione mondiale Lucian Bute. Gli altri incolpati nel dossier che hanno riconosciuto i propri reati sono stati condannati con sospensione.
Florentin Căpitănescu, 06.06.2018, 12:37
Per Elena Udrea, già ministro dello Sviluppo nel Governo di destra di Bucarest nel periodo 2008 — 2012, i problemi giudiziari si sono acutizzati con la sentenza definitiva nel fascicolo conosciuto col nome di Galà Bute”. È stata condannata dall’Alta Corte di Cassazione e Giustizia di Bucarest a sei anni di carcere con esecuzione e al pagamento di tre milioni di euro di risarcimenti. Udrea, rinviata a giudizio ad aprile 2015, è stata trovata colpevole di tangenti e abuso d’ufficio. Nello stesso fascicolo sono stati messi sotto inchiesta, tra l’altro, un ex presidente della Federazione Romena di Pugilato, Rudel Obreja, condannato a cinque anni di carcere con esecuzione e un ex-ministro dell’Economia, Ion Ariton, che è stato assolto. I procuratori li hanno accusati di aver utilizzato in modo illecito fondi pubblici per il finanziamento di un galà di pugilato cui ha partecipato l’ex campione mondiale Lucian Bute. Gli altri incolpati nel dossier che hanno riconosciuto i propri reati sono stati condannati con sospensione.
Dove aver saputo la sentenza, Udrea ha dichiarato che ci sono giudici e procuratori che “eseguono gli ordini dei generali dell’intelligence”. Per Udrea, questo è un vecchio ritornello in cui il SRI, il suo nemico prediletto, la insegue continuamente, mentre lei, pura come una lacrima, viene sacrificata sull’altare della Giustizia asservita. Il fascicolo, ricorda, d’altra parte perché Udrea, nei suoi giorni di massimo potere decisionale, era considerata la femme fatale della politica romena. I rapporti speciali con l’ex presidente Traian Băsescu hanno rappresentato il trampolino che l’ha aiutata a ricevere un incarico di ministro. Tutti gli analisti politici consideravano che, grazie alla relazione privilegiata con l’ex presidente, lei fosse addirittura la numero uno nel Governo, prima del docile premier Emil Boc, in un periodo in cui la Romania ha dovuto affrontare la crisi economico-finanziaria.
In quegli anni, dal 2008 al 2012, la stampa di Bucarest scriveva costantemente anche sull’enorme influenza che Udrea aveva tramite l’incarico detenuto nell’esecutivo, perché il dicastero dello Sviluppo gestiva moltissimi fondi. Sempre la stampa notava che dalla sua firma dipendevano numerosi progetti, anche quelli di ampia portata, e che le sue decisioni erano generalmente favorevoli agli eletti locali che erano anche suoi colleghi nel PDL, partito scomparso nel frattempo. Scomparsa dalla politica, negli ultimi anni, è pure Elena Udrea, ritiratasi, sotto la minaccia di questa sentenza, nella lontana Costa Rica, dove aspira allo statuto di rifugiato politico. I poliziotti romeni hanno sollecitato il rilascio di un mandato d’arresto europeo e di un’autorizzazione all’inseguimento internazionale nei suoi confronti. Apparentemente, un destino ingiusto per chi, di recente, in un’intervista ad una nota pubblicazione romena, sosteneva di “aver fatto più di quanto abbia fatto il 99% dei politici romeni”.