Colloqui sul dossier Schengen a Bucarest
L’Austria si annovera tra i più importanti investitori stranieri in Romania, con oltre 12 miliardi di euro stimati nel 2021. Ma è in ugual misura anche l’unico stato membro dell’Unione Europea palesemente contrario all’ingresso della Romania nell’Area Schengen, fatto inspiegabile a Bucarest e Bruxelles. Al Consiglio Giustizia e Affari Interni svoltosi lo scorso dicembre, il rappresentante di Vienna si è opposto all’ingresso di Romania nell’area di libera circolazione delle persone e delle merci, ignorando i rapporti elaborati sin dal 2011, i quali indicavano che il paese riunisce tutti i requisiti tecnici per entrare a Schengen.
Roxana Vasile, 27.04.2023, 11:48
L’Austria si annovera tra i più importanti investitori stranieri in Romania, con oltre 12 miliardi di euro stimati nel 2021. Ma è in ugual misura anche l’unico stato membro dell’Unione Europea palesemente contrario all’ingresso della Romania nell’Area Schengen, fatto inspiegabile a Bucarest e Bruxelles. Al Consiglio Giustizia e Affari Interni svoltosi lo scorso dicembre, il rappresentante di Vienna si è opposto all’ingresso di Romania nell’area di libera circolazione delle persone e delle merci, ignorando i rapporti elaborati sin dal 2011, i quali indicavano che il paese riunisce tutti i requisiti tecnici per entrare a Schengen.
Atteggiamento deplorevole e ingiustificato, aveva detto allora il presidente Klaus Iohannis. Il commissario europeo per gli Affari interni, Ylva Johansson, ha sottolineato che l’ingresso di Romania e Bulgaria a Schengen resterà una sua priorità, esprimendo la risolutezza di ottenerlo nel 2023. Dal canto loro, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio, Charles Michel, hanno precisato di aspettarsi a progressi.
In visita ieri a Bucarest, il ministro dell’Interno austriaco, Gerhard Karner, ha spazzato via qualsiasi traccia di ottimismo. La Romania ha compiuto dei progressi notevoli nella lotta alla migrazione illegale, ma c’è ancora tanta strada da percorrere fino ad una protezione efficiente delle frontiere esterne dell’Unione Europea, ha detto Karner. L’adesione a Schengen non è solo un’aspirazione, ma anche un diritto, ha reagito l’omologo Lucian Bode, sottolineando che non è normale che la Romania si assuma solo degli obblighi, senza beneficiare dei diritti che le spettano.
Ho trasmesso al signor ministro che il processo di adesione della Romania all’Area Schengen va portato a termine nel 2023. Per il modo in cui è nata l’idea europea di spazio senza controlli alle frontiere interne, l’ingresso a Schengen non è solo un’aspirazione della Romania, bensì un diritto istituito dai trattati per tutti gli stati membri. Per quanto riguarda le decisioni prese oggi, abbiamo convenuto un piano di azione per prevenire la migrazione illegale e abbiamo firmato tre documenti di cooperazione, ha detto il ministro. Gli accordi firmati a Bucarest riguardano la lotta contro le guide, la protezione delle frontiere esterne dell’UE e un piano di azione per contrastare la migrazione illegale, che prevede, tra l’altro l’invio di poliziotti romeni al Ministero federale dell’Interno austriaco o austriaci al valico di confine romeno-ungherese di Nădlac.