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Chiarimenti dopo le elezioni

Il PSD è il grande vincitore delle elezioni europee e amministrative di domenica.

Foto: AEP
Foto: AEP

, 11.06.2024, 14:54

I socialdemocratici romeni possono ritenersi soddisfatti dopo le elezioni amministrative ed europee di domenica perché i risultati ottenuti permettono loro di negoziare da una posizione favorevole i futuri accordi politico-elettorali prima delle elezioni presidenziali di settembre e di quelle politiche di dicembre. Il PSD ha vinto con una percentuale confortevole la battaglia per i comuni, i consigli locali e provinciali e, insieme al PNL, che è il suo partner nella coalizione governativa, ha ottenuto quasi la metà dei seggi di eurodeputati. Il presidente socialdemocratico e primo ministro in carica, Marcel Ciolacu, non esclude un’alleanza politica con i liberali, ma non prende in considerazione l’ipotesi che il PSD non abbia un candidato alle presidenziali.

I liberali sono in evidente calo, hanno perso diversi consigli regionali proprio a favore del partner socialdemocratico, ma restano, come sottolineava il primo vicepresidente Rareş Bogdan, la principale forza di destra in Romania, con quasi il 30% del voto politico. E poiché il PNL è un partito responsabile, non creerà caos e squilibri interni lasciando il governo, come si era ipotizzato dopo i risultati non molto buoni alle elezioni, ha assicurato Bogdan. Nelle votazioni per comuni e consigli, l’UDMR è al terzo posto, con quasi il 7%, grazie alla tradizionale disciplina dimostrata dall’elettorato ungherese in Transilvania. Sono i migliori risultati ottenuti dall’UDMR negli ultimi 20 anni, afferma il presidente Kelemen Hunor. L’UDMR ha ottenuto una rappresentanza anche al Parlamento Europeo.

Con quasi il 15% dei voti alle euro-elezioni, gli ultranazionalisti dell’AUR rivendicano, attraverso la voce del presidente George Simion, lo status di principale partito d’opposizione in Romania. Simion ha dichiarato che l’Alleanza per l’Unione dei Romeni occuperà 6 seggi di euro-deputati, avrà consiglieri in tutte le province tranne Harghita e Covasna, dove vivono in maggioranza etnici ungheresi, e si presenterà sicura di sé alle presidenziali. Meno del 9% dei voti ottenuti alle elezioni per il Parlamento Europeo, la perdita di municipi importanti e, in generale, un voto politico molto basso, è il bilancio disastroso dell’USR, il partito bandiera della Destra Unita, alle elezioni di domenica.

Il leader dell’Unione Salvate Romania, Cătălin Drulă, si è assunto il fallimento e ha annunciato che si dimetterà dalla guida del partito. Gli subentrerà ad interim Dominic Fritz, il sindaco rieletto di Timişoara. La Destra Unita rimane, tuttavia, una forza a Bucarest, dove si è piazzata al primo posto alle elezioni per il Consiglio municipale e ha sostenuto il sindaco rieletto, Nicuşor Dan. Invece REPER, la formazione centrista creata dall’ex primo ministro Dacian Cioloş, ha mancato tutti gli obiettivi. I casi dei due partiti dimostrano che, per avere successo nella politica, non basta lasciarsi guidare da principi e valori. E talvolta è addirittura controindicato, come testimonia il fatto che il Partito S.O.S Romania, una dissidenza dell’AUR filo-russa e anti-UE, cospirazionista e aggressiva, manderà due rappresentanti a Strasburgo.

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