Candidature alle presidenziali in Romania
Come anticipato dalla maggior parte dei commentatori, il leader del PSD, la premier Viorica Dăncilă, è stata designata, martedì, dal Comitato Esecutivo Nazionale del partito come candidata alle elezioni presidenziali del prossimo novembre. Il 3 agosto, la candidatura sarà approvata dal Congresso del PSD, una semplice formalità come sostiene la stampa. La premier è diventata favorita dopo che sia il presidente esecutivo del PSD, Eugen Teodorovici, che il segretario generale, Mihai Fifor, hanno deciso di ritirarsi dalla corsa per la designazione ed hanno annunciato il loro sostegno a Viorica Dăncilă, mentre il sindaco generale della Capitale, Gabriela Firea, si è rassegnata con il fatto che le sue ambizioni presidenziali non sono sostenute dai colleghi.
Bogdan Matei, 24.07.2019, 13:47
Come anticipato dalla maggior parte dei commentatori, il leader del PSD, la premier Viorica Dăncilă, è stata designata, martedì, dal Comitato Esecutivo Nazionale del partito come candidata alle elezioni presidenziali del prossimo novembre. Il 3 agosto, la candidatura sarà approvata dal Congresso del PSD, una semplice formalità come sostiene la stampa. La premier è diventata favorita dopo che sia il presidente esecutivo del PSD, Eugen Teodorovici, che il segretario generale, Mihai Fifor, hanno deciso di ritirarsi dalla corsa per la designazione ed hanno annunciato il loro sostegno a Viorica Dăncilă, mentre il sindaco generale della Capitale, Gabriela Firea, si è rassegnata con il fatto che le sue ambizioni presidenziali non sono sostenute dai colleghi.
La fulminante, ma anche inaspettata ascensione politica di Viorica Dăncilă potrebbe continuare, dopo che lo scorso mese ha assunto la carica di capo del partito, subentrando al suo ex maestro, Liviu Dragnea, condannato e incarcerato per atti di corruzione. Stando agli analisti, il capo dei socialdemocratici parte nella corsa elettorale in terza posizione. In precedenza, Viorica Dăncilă aveva svolto, senza risultato, colloqui con i leader dell’ALDE, Călin Popescu Tăriceanu, e di Pro Romania, Victor Ponta, sulla designazione di un candidato comune. Però l’assenza di un’intesa in tal senso, dividerebbe i voti dell’elettorato di sinistra.
Favoriti nel secondo turno sarebbero il presidente in carica, Klaus Iohannis, che spera di ottenere un nuovo mandato ed è sostenuto dal PNL, il principale partito dell’opposizione, e il leader dell’alleanza centrista USR-PLUS, sempre all’opposizione, Dan Barna. Un semplice avvocato di provincia per molto tempo, quest’ultimo è diventato conosciuto solo due anni fa, quando ha assunto la carica di capo dell’USR sostituendone il fondatore Nicuşor Dan. Tra i vantaggi di Barna ci sarebbe anche il fatto di essersi affiancato al leader PLUS, l’ex premier tecnocrate Dacian Cioloş. Non in ultimo, va considerato anche il bacino elettorale sempre maggiore di coloro che si sono stufati delle solite, vetuste personalità politiche e dei partiti che si succedono al potere.
Sempre martedì, il presidente Iohannis ha cercato di ricevere qualche punto in più al capitolo immagine, dopo che l’UDMR e il gruppo delle minoranze nazionali hanno firmato il Patto Nazionale che lui aveva avviato dopo il referendum sulla giustizia e sul contrasto della corruzione del 26 maggio scorso. Gli unici partiti parlamentari che non hanno firmato il documento restano il PSD e l’ALDE.
La stampa nota che sia il presidente, che la premier hanno lo svantaggio del logoramento nelle cariche ricoperte. Accusato persino dai propri votanti di essere spesso comodo e lento nelle reazioni, Iohannis si è attivato politicamente solo negli ultimi mesi, con l’avvicinamento delle elezioni. Dal canto suo, la Dăncilă è definita una regina delle gaffe in pubblico e deve gestire il bilancio dei tre governi socialdemocratici degli ultimi due anni e mezzo, di cui si è detto che non hanno fatto altro che cercare di sottomettere i magistrati e di fermare la lotta alla corruzione.