Cambiamenti nel governo di Bucarest
Insediato a fine giugno, il Governo PSD-ALDE di Bucarest è stato già sottoposto ad un piccolo rimpasto. L’ex ministro dell’Economia, Mihai Fifor, assume il dicastero della Difesa, mentre il deputato Gheorghe Şimon gli subentra al ministero dell’Economia. I leader socialdemocratici affermano che la responsabilità dimostrata da Fifor nelle sue azioni in veste di ministro dell’Economia è stata il principale criterio per la sua nomina alla Difesa. Il ministro considera, dal canto suo, che a raccomandarlo sia l’esperienza accumulata per quanto riguarda i programmi di dotazione dell’esercito, in seguito ad un’ottima collaborazione tra i due ministeri. Mihai Fifor: Sono familiarizzato con i problemi che ci sono e spero che possiamo passare al lavoro e portare a compimento quello che ci siamo prefissi, come priorità, la dotazione dell’Esercito Romeno in partenariato con il Ministero dell’Economia, con l’industria della difesa romena, industria che vanta ottimi risultati e deve essere il principale fornitore per l’esercito romeno.
Bogdan Matei, 13.09.2017, 12:57
Insediato a fine giugno, il Governo PSD-ALDE di Bucarest è stato già sottoposto ad un piccolo rimpasto. L’ex ministro dell’Economia, Mihai Fifor, assume il dicastero della Difesa, mentre il deputato Gheorghe Şimon gli subentra al ministero dell’Economia. I leader socialdemocratici affermano che la responsabilità dimostrata da Fifor nelle sue azioni in veste di ministro dell’Economia è stata il principale criterio per la sua nomina alla Difesa. Il ministro considera, dal canto suo, che a raccomandarlo sia l’esperienza accumulata per quanto riguarda i programmi di dotazione dell’esercito, in seguito ad un’ottima collaborazione tra i due ministeri. Mihai Fifor: Sono familiarizzato con i problemi che ci sono e spero che possiamo passare al lavoro e portare a compimento quello che ci siamo prefissi, come priorità, la dotazione dell’Esercito Romeno in partenariato con il Ministero dell’Economia, con l’industria della difesa romena, industria che vanta ottimi risultati e deve essere il principale fornitore per l’esercito romeno.
Sempre l’esperienza, quale vicepresidente della Commissione per la politica economica, la riforma e la privatizzazione della Camera dei Deputati, è, stando ai capi del suo partito, l’argomento per l’investitura di Şimon all’Economia. Gheorghe Şimon: Per quanto riguarda strettamente il Ministero dell’Economia, stiamo discutendo e lavorando alla legge sulle miniere, a quella sulle acque minerali e alle royalties.
Parlando sempre di esperienza, la stampa di Bucarest non si nega il piacere di notare che Şimon è azionista maggioritario di una fabbrica nella sua provincia natia, Maramureş (nord-ovest), tempo fa considerata molto moderna, però arrivata oggi in procedura di fallimento.
Molto più numerose sono invece le speculazioni legate al cambiamento al ministero della Difesa. Dall’opposizione, il presidente del PNL, Ludovic Orban, ha accusato il Governo di non voler più rispettare l’impegno a stanziare il 2% del PIL alla dotazione dell’Esercito.
L’ex ministro, Adrian Ţuţuianu, ha rassegnato le dimissioni una settimana fa, dopo che il premier Mihai Tudose gli ha rimproverato la comunicazione carente sul tema del pagamento delle diarie e degli stipendi ai militari e ai civili dell’Esercito. Il ministero della Difesa aveva annunciato che i suoi dipendenti avrebbero ricevuto questo mese solo le diarie e i salari, senza i buoni pasto e senza il versamento al budget dello stato dei contributi alle assicurazioni e dell’imposta sul reddito. L’annuncio del ministero della Difesa è stato smentito sia dal premier, che dal ministero delle Finanze, stando ai quali non esistono difficoltà in merito al pagamento dei diritti salariali. Alcuni commentatori politici vedono nella dimissione di Ţuţuianu un regolamento di conti all’interno del PSD, dove si sarebbero creati due poli di potere, uno intorno al premier, l’altro intorno al presidente Liviu Dragnea.
Gli analisti economici temono invece che il malinteso al Ministero della Difesa sia un sintono della reale penuria di fondi e che, nonostante una crescita economica record, il Governo non potrà mantenere le generose promesse grazie alle quali il PSD ha vinto le elezioni. (tr. G.P.)