Bilancio dei primi 100 giorni di mandato del presidente Klaus Iohannis
A 100 giorni dall’inizio del mandato, il maggior malcontento del presidente romeno Klaus Iohannis resta il modo in cui il Parlamento continua ad accogliere le richieste della Giustizia. A ciò si aggiunge il fatto che le promesse sull’introduzione di nuove procedure, più trasparenti e più semplici, che riguardano l’approvazione di queste richieste non siano state onorate. Una cosa che, nella sua opinione, potrebbe influire inclusivamente sull’adesione della Romania all’Area Schengen, auspicata inizialmente per marzo 2011, ma ancora non concretatasi.
Corina Cristea, 01.04.2015, 13:56
“Ciascun episodio in cui la giustizia è bloccata nel Parlamento significa un passo indietro nel riacquisire la fiducia pubblica e una fonte di perdita della legittimità, e gli effetti vanno al di là del momento di un voto. Per quanto riguarda i politici sospetti di corruzione e la fuga dalla giustizia voglio sottolineare che esiste una prova che, se uno non la supera, niente e nessuno lo può aiutare. Questa prova riguarda l’integrità personale. Lintegrità non può essere mimetizzata qualsiasi tentativi si facciano. Nella politica, se uno ha sbagliato di grosso, deve dimettersi”, ha affermato Iohannis.
Dimissioni raramente incontrate nella politica romena, dove però la Direzione Nazionale Anticorruzione lavora a piena velocità, aggiungendo nuovi nomi alla lunga lista dei politici o di quelli che lavorano nell’amministrazione accusati di reati di corruzione. I problemi appaiono allorquando i colleghi della Camera dei Deputati si schierano da parte del parlamentare per cui la DNA chiede la rimozione dell’immunità in vista del perseguimento penale, com’è successo di recente con il senatore socialdemocratico Dan Sova, ex ministro dei Trasporti, o con il senatore Varujan Vosganian, ex ministro dell’Economia, che si è dimesso ulteriormente dal Partito Nazional-liberale. Chi non impara dalle lezioni della storia è condannato a ripetere il passato e non può costruire un altro futuro, ha ricordato il capo dello stato romeno.
Iohannis ha richiamato l’attenzione che il cambiamento della classe politica e delle mentalità è un processo lungo. Ma è un processo che qualche mese fa sembrava impossibile, mentre oggi è già cominciato. La resistenza al cambiamento è il primo segno che ciò avviene.
“La Romania delle cose ben fatte è possibile, un Paese che sa quello che vuole e che può quello che vuole. Questo è un progetto di risanamento per il Paese, che richiede una soluzione semplice per funzionare: che ciascuno faccia il suo dovere, con responsabilità. Ho detto che sarei stato un presidente mediatore e integratore. Dopo anni di conflitto permanente, ho fatto sedersi al tavolo del dialogo i partiti politici, i rappresentanti delle istituzioni, la società civile, su diversi temi. Uno dei risultati è stato la firma dell’accordo per l’aumento del budget per la difesa”, ha detto il presidente.
Klaus Iohannis ha ricordato anche le visite ufficiali all’estero effettuate in veste di presidente, valutando che nei 100 giorni di mandato la Romania ha ricominciato a riacquistare rispetto e credibilità nelle grandi capitali europee e del mondo.
(traduzione di Adina Vasile)