Atteggiamenti xenofobi a Ditrău
Ditrău, una piccola località della provincia di Harghita, è da qualche giorno nel primo piano dei dibattiti politici, civici e mediatici e determina reazioni accese in tutto il Paese. Le autorità di Bucarest sono intervenute in seguito alla reazione veemente della comunità locale contro l’assunzione di due lavoratori provenienti dallo Sri Lanka presso un panificio del villaggio. Gli abitanti hanno protestato in piazza, perché temono l’arrivo di migranti che “impongano la loro cultura” e mettano in pericolo la sicurezza della comunità. I proprietari delle abitazioni dove hanno alloggiato i due lavoratori sono stati minacciati da compaesani nervosi, i quali affermano che non mangeranno mai “pane impastato da mani nere”. Il proprietario ha deciso di offrire loro alloggio fuori villaggio, però ha annunciato che gli srilankesi continueranno a fare il lavoro per il quale sono stati assunti. In precedenza, lo stesso proprietario aveva accennato ad un cambiamento dei lavori assegnati ai due impiegati, per distendere la situazione, ma anche quest’offerta è stata respinta dagli abitanti del villaggio.
Bogdan Matei, 03.02.2020, 13:32
Ditrău, una piccola località della provincia di Harghita, è da qualche giorno nel primo piano dei dibattiti politici, civici e mediatici e determina reazioni accese in tutto il Paese. Le autorità di Bucarest sono intervenute in seguito alla reazione veemente della comunità locale contro l’assunzione di due lavoratori provenienti dallo Sri Lanka presso un panificio del villaggio. Gli abitanti hanno protestato in piazza, perché temono l’arrivo di migranti che “impongano la loro cultura” e mettano in pericolo la sicurezza della comunità. I proprietari delle abitazioni dove hanno alloggiato i due lavoratori sono stati minacciati da compaesani nervosi, i quali affermano che non mangeranno mai “pane impastato da mani nere”. Il proprietario ha deciso di offrire loro alloggio fuori villaggio, però ha annunciato che gli srilankesi continueranno a fare il lavoro per il quale sono stati assunti. In precedenza, lo stesso proprietario aveva accennato ad un cambiamento dei lavori assegnati ai due impiegati, per distendere la situazione, ma anche quest’offerta è stata respinta dagli abitanti del villaggio.
Il prete cattolico di rito latino della località, che si è affiancato alle proteste, è stato rimproverato dai superiori ecclesiastici, mentre il sindaco, che ha cercato di appianare le tensioni, è andato in crisi ed è scoppiato a piangere. La vicenda è ancora più strana visto che un quinto della popolazione del villaggio lavora all’estero. L’episodio orrendo, ma apparentemente banale, di xenofobia, come tanti altri in Europa, dalla Scandinavia in Sicilia e da Madrid a Mosca, riveste significati più profondi, sono del parere i commentatori. Il presidente dell’Accademia Romena, Ioan Aurel Pop, parla di “esclusione, xenofobia e razzismo”.
La provincia di Harghita fa parte, accanto a quella di Covasna e ad una parte di quella di Mureş, della cosiddetta Contrada dei sekleri, in cui gli etnici ungheresi sono maggioritari. Povera, isolata, ultraconservatrice, la popolazione rurale della zona parla, nella maggior parte, solo l’ungherese, non capisce il romeno e sostiene l’idea dell’autonomia dei sekleri, anche se le loro province ricevono dal budget dello Stato romeno più di quanto producono. Le televisioni ungheresi hanno il monopolio mediatico nella zona e c’è chi attribuisce la colpa per l’atteggiamento degli abitanti di Ditrău al costante discorso antimmigrazione del premier ungherese, Viktor Orban. Le stesse televisioni insistono che l’atteggiamento degli abitanti del villaggio è rivolto non contro i cingalesi, ma contro il proprietario del panificio, lui stesso etnico ungherese. Alcuni suoi ex impiegati si sono lamentati del suo comportamento inumano, affermando di aver ricevuto solo lo stipendio minimo e di essere stati costretti, sistematicamente, a fare orari straordinari senza essere pagati in più.
La ministra del Lavoro, Violeta Alexandru, ha disposto controlli presso lazienda accusata. La polizia ha aperto un fascicolo penale in questo caso ed è intervenuto di propria iniziativa pure il Consiglio Nazionale per il Contrasto della Discriminazione, presieduto sempre da un etnico ungherese, Csaba Asztalos. Ex vicepremier nel Governo di Bucarest e già leader dell’UDMR, il principale partito politico della minoranza ungherese, lo scrittore Marko Bela rimpiange il fatto che “abbiamo fallito al test, perché chiediamo tolleranza per noi, però accettiamo l’intolleranza della nostra comunità.”