Aiuti per i farmers
Ai confini occidentali dell’Ucraina invasa dalle truppe russe, inizia a delinearsi quello che i commentatori chiamano geopolitica dei cereali. Sin da maggio 2022, l’UE aveva sospeso per un anno le tasse doganali per tutti i prodotti importati dall’Ucraina. Gli stati europei vicini hanno registrato un massiccio afflusso di granoturco, grano o girasole, depositi strapieni e calo dei prezzi sui mercati locali, il che ha generato le proteste dei farmers. La Romania è rimasta l’unico paese confinante che consente le importazioni di grano dall’Ucraina. Peraltro ferme sostenitrici di Kiev, la Polonia e la Slovacchia hanno vietato l’entrata dei cereali dall’Ucraina, per proteggere i produttori locali. Più a sud, la Bulgaria ha annunciato di introdurre una simile misura fra qualche giorno.
Bogdan Matei, 21.04.2023, 11:08
Ai confini occidentali dell’Ucraina invasa dalle truppe russe, inizia a delinearsi quello che i commentatori chiamano geopolitica dei cereali. Sin da maggio 2022, l’UE aveva sospeso per un anno le tasse doganali per tutti i prodotti importati dall’Ucraina. Gli stati europei vicini hanno registrato un massiccio afflusso di granoturco, grano o girasole, depositi strapieni e calo dei prezzi sui mercati locali, il che ha generato le proteste dei farmers. La Romania è rimasta l’unico paese confinante che consente le importazioni di grano dall’Ucraina. Peraltro ferme sostenitrici di Kiev, la Polonia e la Slovacchia hanno vietato l’entrata dei cereali dall’Ucraina, per proteggere i produttori locali. Più a sud, la Bulgaria ha annunciato di introdurre una simile misura fra qualche giorno.
Il corrispondente di Radio Romania a Sofia precisa che il motivo principale è il fatto che, nell’ultimo anno, contrariamente al concetto dei corridoi di solidarietà con l’Ucraina, notevoli quantità di alimenti sono rimaste nel paese, sconvolgendo le catene di produzione e commercio. Tradizionalmente amichevole nei confronti dei russi e in rapporti freddi con gli ucraini, l’Ungheria ha vietato anche le importazioni di miele e di certi prodotti di carne dall’Ucraina fino al 30 giugno. I farmers romeni che, a loro volta, hanno protestato, spiegano che le perdite superano i 200 milioni di euro, a causa delle importazioni di cereali dal paese confinante, meno costosi di circa 100 euro alla tonnellata.
Confrontato con il malcontento crescente dei propri cittadini, ma anche attento a non irritare Bruxelles, che ha definito come inaccettabili le misure decise dai polacchi, dagli slovacchi o dagli ungheresi, il Governo di Bucarest promette di coprire una parte delle perdite. L’Esecutivo ha annunciato che i farmers intaccati dalle importazioni di cereali a basso costo dall’Ucraina riceveranno dal budget un aiuto di 10 milioni di euro, che si aggiungono ai 10 milioni di euro concessi finora dalla Commissione Europea. Complessivamente, oltre 20 milioni di euro saranno stanziati ai produttori agricoli del settore per le spese di deposito per il raccolto dello scorso anno. I farmers potranno presentare i documenti necessari all’Agenzia per Pagamenti e Interventi nell’Agricoltura 15 giorni dopo la pubblicazione della decisione sulla Gazzetta Ufficiale.
Alla domanda se il Governo stia preparando un atto normativo che preveda la sospensione temporanea delle importazioni di cereali dall’Ucraina, il portavoce Dan Cărbunaru ha dichiarato che la Romania ha scelto di rispettare le norme europee, il che le offrirebbe una posizione favorevole nei negoziati. Intanto, la Commissione Europea ha annunciato un secondo pacchetto di sostegno ai farmers, dal valore di 100 milioni di euro, che saranno divisi tra i cinque stati intaccati.