Agricoltura: il biologico, settore-chiave per la ripresa
Dopo il crollo del comunismo in Romania, nel 1989, l’agricoltura è diventata man mano fanalino di coda dell’economia nazionale, in assenza di un management efficiente e in seguito agli scarsi investimenti, cui si sono aggiunte le retrocessioni di terreni. Negli ultimi anni però l’agricoltura ha influito notevolmente sull’economia romena. Stando alle statistiche, per la quinta volta nell’ultimo decennio, la Romania si colloca al secondo posto in Europa, dopo la Francia, per quanto riguarda la produzione di mais. I farmer romeni hanno raccolto, in media, 4,4 tonnellate di mais/ettaro, da 2,6 milioni di ettari di campi coltivati, mentre quelli francesi, 9,5 tonnellate/ettaro, da 1,7 milioni di ettari. Ciò dimostra che, in Romania, viene ancora praticata l’agricoltura estensiva, in cui la produzione aumenta con la superficie coltivata.
Florentin Căpitănescu, 22.09.2014, 15:25
D’altra parte, stando al Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale di Bucarest, nel primo semestre dell’anno, la Romania ha esportato prodotti agroalimentari per un valore di oltre 2 miliardi di euro, del 10% in più rispetto allo stesso periodo del 2013. Non sono le uniche buone notizie: l’85% dell’intero settore agricolo romeno significa agricoltura di quasi massima qualità. Lo ha annunciato il segretario di stato presso il Ministero dell’Agricoltura, Daniel Botanoiu, al Festival ECO, organizzato, alla fine della scorsa settimana, a Bucarest, e dedicato ai prodotti dell’agricoltura biologica. Botanoiu ha affermato inoltre che la Romania può diventare il fornitore di prodotti biologici dell’Europa, in quanto utilizza la minore quantità di azoto per ettaro, di oltre 20 volte inferiore a quella utilizzata, ad esempio, in Olanda.