97esimo dell’Unione della Bessarabia con la Romania
Il 27 marzo del 1918, verso la fine della Prima Guerra Mondiale, nel contesto dello scioglimento dell’Impero zarista e del caos provocato dalla Rivoluzione bolscevica, il Consiglio del Paese, il Legislativo di Chisinau, decideva l’unione con la Patria della Bessarabia, provincia a maggioranza romenofona da più di un secolo sotto occupazione russa. L’appartenenza al Regno di Romania dei territori più a Est durò solo 22 anni. Nell’estate del 1940, la Bessarabia sarebbe stata riannessa da Mosca, in seguito ad un ultimatum del ditattore sovietico Stalin. Segui’ una nuova metà di secolo di occupazione, molto più dura sotto il regime bolscevico che sotto gli Zar. Il nord e sud della Bessarabia furono trasferiti all’Ucraina sovietica. Dal territorio restante, su cui fu creata la cosiddetta repubblica socialista sovietica moldava, centinaia di migliaia di abitanti si rifugiarono nella Romania rimasta più piccola. Altre decine di migliaia, ritenuti non graditi, sono stati deportati in Siberia e Kazakistan. Al loro posto, sono stati portati coloni dall’intera Urss.
Bogdan Matei, 27.03.2015, 15:47
Il 27 marzo del 1918, verso la fine della Prima Guerra Mondiale, nel contesto dello scioglimento dell’Impero zarista e del caos provocato dalla Rivoluzione bolscevica, il Consiglio del Paese, il Legislativo di Chisinau, decideva l’unione con la Patria della Bessarabia, provincia a maggioranza romenofona da più di un secolo sotto occupazione russa. L’appartenenza al Regno di Romania dei territori più a Est durò solo 22 anni. Nell’estate del 1940, la Bessarabia sarebbe stata riannessa da Mosca, in seguito ad un ultimatum del ditattore sovietico Stalin. Segui’ una nuova metà di secolo di occupazione, molto più dura sotto il regime bolscevico che sotto gli Zar. Il nord e sud della Bessarabia furono trasferiti all’Ucraina sovietica. Dal territorio restante, su cui fu creata la cosiddetta repubblica socialista sovietica moldava, centinaia di migliaia di abitanti si rifugiarono nella Romania rimasta più piccola. Altre decine di migliaia, ritenuti non graditi, sono stati deportati in Siberia e Kazakistan. Al loro posto, sono stati portati coloni dall’intera Urss.
Il 27 agosto del 1991, quando, dopo il tentato golpe neocomunista di Mosca, Chisinau proclamava la sua indipendenza, gli etnici romeni rappresentavano solo due terzi della popolazione della Moldova. La Romania fu il primo Paese del mondo a riconoscere, lo stesso giorno, la statalità del nuovo stato confinante. In virtù della comunanza di lingua, storia e cultura, la Romania è stata la più fervida e costante sostenitrice della sovranità e dell’integrità territoriale della Moldova — minacciate dalla continua ingerenza di Mosca e dal separatismo pro-russo in Transnistria -, nonchè delle aspirazioni europee di Chisinau. Il sostegno della Romania è stato ribadito, all’unisono, anche ieri, dal presidente romeno Klaus Iohannis, dal premier Victor Ponta e dal ministro degli Esteri, Bogdan Aurescu, agli incontri di Bucarest con il presidente del Parlamento della Moldova, Andrian Candu.
“Il processo di associazione e integrazione della Moldova nell’Ue è un processo irreversibile e, senza dubbio, è una soluzione senza alcun’altra alternativa. E ciò che desiderano moltissimo i cittadini della Moldova, di diventare anche loro membri della famiglia Ue, accanto alla Romania, e contiamo moltissimo sul sostegno della Romania, sul sostegno del Governo, del Parlamento, per portare a termine con successo questo processo irreversibile, di accelerarlo, ha detto Candu.
Insediato nel 2009, l’attuale governo pro-occidentale di Chisinau ha concluso l’anno scorso accordi di associazione e libero scambio con Bruxelles e spera che la Moldova diventi membro Ue nel 2020.
(traduzione di Adina Vasile)