10 anni di Partenariato Orientale
Lanciato nel 2009 per appoggiare e incoraggiare le riforme democratiche in Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova e Ucraina, il Partenariato Orientale ha consentito al blocco comunitario di sostenere anche il loro sviluppo economico, ed è stato approfondito cinque anni fa, con la firma di accordi di associazione e libero scambio tra Bruxelles e Chisinau, Kiev e Tbilisi. Inoltre, è stato liberalizzato il regime dei visti per i cittadini di Moldova, Ucraina e Georgia. I ministri degli Esteri dell’UE hanno convenuto l’avvio dei colloqui in vista di simili accordi anche con la Bielorussia, l’Azerbaigian e l’Armenia. Gli esponenti degli stati UE e dei sei partner continueranno a valutare i progressi raggiunti nell’ambito di un piano di lavoro per il 2020, destinato a migliorare la vita dei cittadini dell’intera regione. Per la Romania, che confina con l’Ucraina e la Moldova, il Partenariato Orientale è stato, sin dall’inizio, uno dei più importanti progetti comunitari.
Bogdan Matei, 14.05.2019, 13:42
Lanciato nel 2009 per appoggiare e incoraggiare le riforme democratiche in Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova e Ucraina, il Partenariato Orientale ha consentito al blocco comunitario di sostenere anche il loro sviluppo economico, ed è stato approfondito cinque anni fa, con la firma di accordi di associazione e libero scambio tra Bruxelles e Chisinau, Kiev e Tbilisi. Inoltre, è stato liberalizzato il regime dei visti per i cittadini di Moldova, Ucraina e Georgia. I ministri degli Esteri dell’UE hanno convenuto l’avvio dei colloqui in vista di simili accordi anche con la Bielorussia, l’Azerbaigian e l’Armenia. Gli esponenti degli stati UE e dei sei partner continueranno a valutare i progressi raggiunti nell’ambito di un piano di lavoro per il 2020, destinato a migliorare la vita dei cittadini dell’intera regione. Per la Romania, che confina con l’Ucraina e la Moldova, il Partenariato Orientale è stato, sin dall’inizio, uno dei più importanti progetti comunitari.
Presente ieri alle celebrazioni di Bruxelles, il presidente Klaus Iohannis si è pronunciato per un impegno continuo dell’Unione in riferimento al Partenariato Orientale, al fine di approfondirlo e consolidarlo. Opinione condivisa dal capo della diplomazia di Bucarest, Teodor Melescanu. In materia di Partenariato Orientale, dobbiamo pensare anche a cosa succederà nel dopo 2020. In Romania, abbiamo preso lo spunto dall’idea che, oltre alla collaborazione generalmente settoriale tra l’UE e i Paesi del Partenariato Orientale, questa tappa va superata nel futuro, per pensare molto seriamente al modo in cui l’UE condurrà le sue relazioni con gli stati aderenti a questo Partenariato, ha spiegato il ministro Melescanu.
La sicurezza, la stabilità e la prosperità, la democrazia e lo stato di diritto in Europa e nel Caucaso del sud rappresentano delle priorità per il blocco comunitario. Perciò, l’UE ribadisce la risolutezza per una cooperazione stretta, differenziata e mutualmente vantaggiosa, con tutti i sei partner. D’altra parte, notano i commentatori, la Russia ritiene il Partenariato Orientale un mezzo dell’Occidente di estendersi verso i suoi confini. Dei sei partner, l’Armenia e, in particolare, la Bielorussia, gravitano nell’orbita di Mosca. Sottoposte, nell’ultimo decennio, all’aggressione militare russa, la Georgia e l’Ucraina sono, invece, profondamente ostili all’ex metropoli. In Azerbaigian, il presidente Ilham Aliyev è completamente privo di appetito per le riforme democratiche. Infine, dopo le elezioni politiche inconcludenti svoltesi a febbraio, la Moldova resta drammaticamente divisa tra la sinistra filo-russa e la destra dichiaratamente filo-occidentale.