Verso Schengen a tappe
A Bucarest, l'ingresso della Romania nell'Area Schengen torna in primo piano nei dibattiti pubblici.
Bogdan Matei, 12.12.2023, 11:10
Quanto tempo non verranno accolti nello spazio di libera circolazione Schengen, i romeni e i bulgari continueranno a sentirsi cittadini di seconda mano dell’Unione Europea, ammoniscono da parecchi anni la stampa e la classe politica a Bucarest e Sofia. Il tema diventa tanto più scottante in quanto l’anno prossimo, a giugno, l’Unione eleggerà un nuovo Parlamento e la frustrazione provocata da questa immeritata esclusione alimenta i consensi per i partiti euroscettici o addirittura antieuropei dei due paesi.
Entrate a far parte delle strutture comunitarie sin dal 2007, la Romania e la Bulgaria sono tenute nell’anticamera Schengen da oltre un decennio, mentre la Croazia, membro dell’Unione appena dal 2013, è stata già accolta un anno fa nello spazio di libera circolazione, dove oltre 400 milioni di persone possono viaggiare senza controlli alle frontiere interne. Tra gli stati UE, solo la Bulgaria e la Romania, nonchè le isole di Cipro e Irlanda non fanno parte di Schengen che, invece, include quattro paesi non UE: Svizzera, Liechtenstein, Islanda e Norvegia. L’ingresso di nuovi membri richiede il consenso unanime di quelli vecchi, e i Paesi Bassi hanno bloccato finora la candidatura della Bulgaria, mentre l’Austria ha ostacolato l’ammissione della Romania.
Ieri, il ministro dell’Interno nel governo conservatore di Vienna, Gerhard Karner, ha annunciato di aver presentato alla Commissione Europea delle misure da implementare prima che l’Austria dia il suo accordo all’ingresso di Romania e Bulgaria in Schengen, con l’apertura della frontiere aeree. Karner afferma che ci vogliono dei progressi nella protezione dei confini esterni terrestri dell’Unione, tramite la triplicazione del numero di poliziotti. Inoltre, la Commissione deve stanziare dei fondi all’infrastruttura di protezione delle frontiere bulgaro-turca e romeno-serba. Inoltre, il ministro Karner sollecita che la Romania e la Bulgaria si prendano in carico i richiedenti asilo, in particolare afgani e siriani, che sarebbero passati da qui prima di arrivare in Austria.
A Sofia, il premier Nikolay Denkov, citato dal corrispondente di Radio Romania, ha subito definito come inaccettabili le pretese austriache, precisando che il suo governo rifiuta di prendersi in carico migranti dall’Austria. Più malleabile, la classe politica romena ha reagito in tonalità diverse. Il premier socialdemocratico Marcel Ciolacu si è congratulato per l’annuncio di Vienna, attribuendolo come un successo personale, mentre l’opposizione l’ha definito come polvere negli occhi, quanto tempo per i romeni non si aprono anche le frontiere terrestri, dove aspettano in file interminabili e dove l’economia nazionale perde decine di milioni di euro al giorno. Da diplomatica professionista, la ministra degli Esteri, Luminiţa Odobescu, ha esortato a prudenza, ricordando che va atteso anche l’accordo del Parlamento olandese per l’eliminazione del veto sulla Bulgaria, dopo di che potranno essere pianificate le ulteriori tappe dell’ingresso in Schengen.