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Rating paese in calo

Moody's ha peggiorato le prospettive relative al rating della Romania da "stabile" a "negativo".

foto: Mediamodifier / pixabay.com
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, 17.03.2025, 10:58

Moody’s era rimasta l’unica delle tre principali agenzie di rating del mondo ad avere ancora una prospettiva “stabile” associata al rating sovrano della Romania. Fitch e Standard & Poor’s già dall’inverno avevano una prospettiva negativa, collocando la Romania ad un passo dalla categoria junk, cioè sconsigliata per gli investimenti. Dalla fine della settimana scorsa, si è unita a loro anche la Mood’y, che ha confermato il rating a Baa3, ma ha anche peggiorato l’outlook a negativo.

“La decisione di cambiare le prospettive riflette il rischio che, in assenza dell’adozione di ulteriori misure di consolidamento fiscale, la solidità fiscale della Romania si indebolisca significativamente nei prossimi anni”, precisa l’agenzia. Secondo lo scenario di Moody’s, delineato in base alle politiche annunciate finora dal Governo di Bucarest, il deficit della Romania scenderà dall’8,7% del PIL nel 2024 al 7,7% nel 2025, rimanendo sempre elevato.

Successivamente il deficit migliorerà, ma gradualmente. In combinazione con una revisione al ribasso delle previsioni di crescita economica, il peso del debito pubblico supererà il 59% del PIL alla fine del 2025 e raggiungerà quasi il 63% alla fine del 2026. Cosa ritiene Moody’s che sarebbe da fare? La Romania si è impegnata ad attuare un’importante riforma fiscale all’interno del PNRR, la cui adozione contribuirà molto probabilmente al miglioramento delle previsioni di deficit e debito. La riforma soffre, però – spiega l’agenzia – di notevoli ritardi.

In altre parole, la prospettiva del rating potrebbe essere riportata a “stabile” se gli indicatori relativi all’onere del debito governativo e all’accessibilità del debito si deteriorassero significativamente meno delle stime attuali. Oppure, nella direzione opposta, il rating assegnato alla Romania potrebbe essere abbassato, se l’Esecutivo non riuscisse ad attuare un significativo consolidamento fiscale. Uno scenario del genere sarebbe il risultato di un fallimento.

Adrian Câciu, ex ministro delle Finanze, è ottimista sulla possibilità che la situazione si risolva. ʺNon è stato un deficit disastroso, se consideriamo che l’anno scorso abbiamo avuto, tuttavia, investimenti pari al 7,1% del PIL. Voglio dire, abbiamo scelto un modo di indebitarci, per poterci sviluppare. Non è possibile svilupparsi senza prendere in prestito! Ma cosa dice Moody’s e a cosa dobbiamo stare attenti e a cosa, di fatto, la classe politica deve stare attenta: abbiamo bisogno di stabilità politica e abbiamo bisogno di meno emozioni, discussioni, scandali, volatilità e azzardo in ciò che significa la gestione del paese. E abbiamo bisogno di più ragione e di tutta la classe politica a capire che la Romania si trova in un contesto geopolitico, soprattutto regionale, piuttosto complicato”, ha detto Adrian Câciu.

In un recente articolo pubblicato da Bloomberg si evidenzia, infatti, che l’attuale turbolenza nell’ambiente politico romeno preoccupa gli investitori, che temono che le misure fiscali necessarie per ridurre il più grande deficit governativo dell’Unione Europea subiranno ulteriori ritardi.

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