Rapporto sull’inflazione
La Banca Centrale di Romania ha deciso di mantenere il tasso di interesse di riferimento al 6,5% annuo e ha approvato il più recente rapporto sull'inflazione.
Daniela Budu, 11.11.2024, 11:28
Alla fine della scorsa settimana, il Consiglio di Amministrazione della Banca Centrale di Romania ha approvato il più recente rapporto sull’inflazione. Secondo le previsioni, i prezzi aumenteranno leggermente fino alla fine dell’anno e l’inflazione resterà elevata. Sullo sfondo della grave siccità di quest’anno e dell’aumento delle quotazioni di alcuni beni che fanno salire i prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia, nel 2025 il tasso di inflazione subirà una forte oscillazione e rimarrà al di sopra dei valori anticipati – stima la BC. Solo nel 2026, indica il rapporto, l’inflazione riprenderà il suo declino e scenderà al di sotto dell’obiettivo proposto dalla Banca Centrale, del 3,5%.
Gli specialisti della BC sottolineano che incertezze e rischi notevoli derivano dalla futura condotta della politica fiscale e delle entrate, considerando le misure fiscali e di bilancio che potrebbero essere attuate a partire dal prossimo anno, ma anche dalle condizioni del mercato del lavoro e dalla dinamica salariale nell’economia. Allo stesso tempo, continuano a essere associate significative incertezze all’evoluzione dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari, nonché alla traiettoria futura del prezzo del greggio, in un contesto di tensioni e conflitti geopolitici.
Nel rapporto, la Banca Centrale sottolinea inoltre che, nel secondo trimestre di quest’anno, la crescita economica della Romania ha ripreso a crescere grazie all’aumento dei consumi della popolazione, mentre gli investimenti hanno ridotto la loro dinamica annuale positiva e il deficit della bilancia commerciale si è aggravato. Tuttavia, la dinamica delle esportazioni si è ripresa nel periodo luglio-agosto, sottolineano gli esperti della BC.
Nell’ultima riunione di politica monetaria di quest’anno, la Banca Centrale ha inoltre deciso di mantenere il tasso di interesse di politica monetaria (tasso di riferimento) al 6,5% annuo, nonché il tasso di interesse al quale le banche commerciali possono prendere in prestito dalla BC al 7,5%. Sono rimasti invariati anche gli attuali livelli dei tassi di riserva minima obbligatoria per le passività in lei e in valuta estera degli istituti di credito, cioè gli importi che le banche commerciali sono obbligate a tenere nei conti della Banca Centrale.
Gli analisti economici ritengono che le incertezze, l’inflazione, il periodo elettorale e gli sviluppi internazionali siano alcuni degli elementi alla base delle decisioni della BC. “Penso che la prudenza sia l’unica a parlare adesso. La Banca Centrale non potrebbe fare diversamente, dato che, da un lato, l’inflazione tende a scendere, almeno in Europa, dall’altro abbiamo ancora l’inflazione più alta nell’Unione Europea, e quindi non avrebbe potuto abbassare il tasso di interesse e neanche aumentarlo, perché anche quest’anno la crescita economica è molto bassa”, ha spiegato l’analista Dragoş Cabat.
Va anche ricordato che quest’anno la Banca Centrale ha deciso due volte di abbassare il tasso di riferimento, a luglio dal 7% annuo al 6,75% e ad agosto al 6,5%. Il tasso di interesse della politica monetaria è rimasto invariato dal mese di gennaio dello scorso anno.